Tema ricorrente ultimamente è quello dei concerti “finti sold out”. I meccanismi poco trasparenti dell’industria musicale sono stati svelati da Selvaggia Lucarelli e Federico Zampaglione, che hanno portato avanti inchieste per rivelare cosa porti al mancato sold out degli artisti nei loro eventi.
Se la Lucarelli fa alcuni nomi e insinua che tra questi ci sia anche chi si sarebbe indebitato, sollevando ulteriormente la polemica, l’artista lancia l’allarme, riportando un dialogo fittizio tra un ipotetico cantante e l’organizzatore del suo concerto, per spiegare come funzionano questi tipi di accordi.
Le parole di Federico Zampaglione
Federico Zampaglione dei Tiromancino ha fatto una ricostruzione della dinamica dei finti concerti sold out, immaginando un ipotetico dialogo tra un artista e un organizzatore di eventi musicali: “Si continua a leggere un po’ ovunque l’arcinota storia dei finti sold out, ma le spiegazioni che vedo su come funziona il meccanismo sono spesso poco chiare.” Il cantautore ha tentato di dare una spiegazione a modo suo di tale tematica: “Proverò a spiegarvelo a modo mio, con una pagina di sceneggiatura, dopo aver visto questa storia succedere per circa 30 anni“.
Infatti, Zampaglione spiega che le dinamiche legate alla vendita dei biglietti a basso costo seguirebbero un meccanismo ben preciso. In una prima fase, l’organizzatore proporrebbe all’artista di esibirsi in location importanti come palazzetti o stadi, rassicurandolo sulla possibilità del sold out. Se i biglietti effettivamente venissero venduti, non ci sarebbero problemi, ma quasi spesso ciò non succede.
Nel caso in cui l’obiettivo non venga raggiunto, l’organizzatore contatterebbe l’artista mostrando preoccupazione per la scarsa vendita, attribuendo la responsabilità all’investimento economico fatto nella promozione del tour: “La piantina di TicketOne è tutta verde… Malgrado i soldi che io ho speso per promuovere il tuo tour“. A quel punto, l’annullamento sembrerebbe la scelta più logica di tutte, ma l’artista, già coinvolto sia emotivamente sia professionalmente, è raro che accetti tale soluzione.
In alternativa, si passerebbe a una seconda ipotesi. L’organizzatore direbbe: “Te lo riempio io lo stadio (o il forum), ci sono biglietti gratuiti, ad un euro, 10 euro”, distribuendo dunque i tickets a dipendenti di banche, assicurazioni e aziende partner, inserendoli in promozioni nei supermercati, o attraverso contest con influencer e distribuzioni massicce nei locali. Tuttavia, questa operazione verrebbe subordinata a precise condizioni: una parte rilevante dei costi per riempire la venue verrebbe addebitata all’artista stesso.
Da quel momento in poi, l’artista si troverebbe vincolato a seguire le direttive dell’organizzatore, che pretenderebbe una percentuale altissima, addirittura fino all’85%, dei guadagni, giustificandola con la necessità di recuperare le spese sostenute, spese che resterebbero sotto il controllo esclusivo dell’organizzatore. Zampaglione afferma che nel caso in cui l’artista volesse recedere dal contratto l’organizzatore direbbe: “Prima ovviamente mi paghi tutto, oppure resti qui da me e con calma sconti”.
Il cantautore infine conclude che il suo dialogo non sarebbe riferito a nessuno in particolare, ma servirebbe solo per spiegare “il diabolico meccanismo” ormai ricorrente nel mondo musicale e che dunque il suo sarebbe “un post generico” .
Selvaggia Lucarelli: “I biglietti a 10 euro o i tour cancellati sono solo alcune avvisaglie di un problema più vasto“
Nella sua ultima newsletter anche Selvaggia Lucarelli fa luce sulle ultime dinamiche circa il “sistema malato” che regola l’organizzazione degli eventi musicali, delineando un quadro di finti sold out, “cachet gonfiati e artisti che finiscono per indebitarsi“. La Lucarelli infatti afferma a tal proposito che “I biglietti a 10 euro o i tour cancellati sono solo alcune avvisaglie di un problema più vasto. Quello di un sistema che spesso illude i cantanti di guadagnare un sacco di soldi. Indebitandoli“.
Si tratta di una vera e propria “ossessione per i numeri“, dichiara la stessa e la pressione delle etichette discografiche contribuirebbe a ciò. Tutto questo spingerebbe inoltre gli artisti emergenti a lanciarsi in concerti, ma che poi gli stessi sarebbero costretti ad annullare o spostare in palazzetti più piccoli.
La giornalista ha affermato: “Quello che è uscito da queste testimonianze è il ritratto dell’industria musicale e di come sia stata completamente trasformata prima dallo streaming e poi dal covid, con nuove dinamiche e nuovi rapporti di potere“.
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