L’esordio di Danilo Cristofaro con il videoclip “L’amore muore” ha rapidamente conquistato l’attenzione del pubblico e della critica. Questo talentuoso cantautore di Priverno, in provincia di Latina, si affaccia sulla scena nazionale con un brano scelto come colonna sonora del film “Il diavolo è Dragan Cygan”, diretto da Emiliano Locatelli.
La canzone, accompagnata da un videoclip originale e suggestivo, si apre con una citazione di Carl Gustav Jung e si snoda in una melodia accattivante e mai banale, capace di colpire profondamente lo spettatore.
Nel 2021, Cristofaro è stato tra i protagonisti del film premiato Solamente tu insieme a Enzo Salvi, mentre nel 2024 è tornato al cinema con Il diavolo è Dragan Cygan, film del regista Emiliano Locatelli, per cui ha composto il brano L’amore muore. Attualmente, è impegnato in teatro come produttore esecutivo e autore musicale per il collettivo creativo “Pillole Concezionali”.
L’artista di Priverno, che ha già lasciato il segno come leader della band FLOORSHOW e come artista multidisciplinare, ci racconta il suo viaggio tra musica, cinema e teatro in questa intervista esclusiva.
Danilo, hai un percorso artistico molto diversificato come cantante, compositore, produttore e performer. Quali sono stati i momenti chiave o le influenze più importanti che hanno plasmato la tua carriera musicale?
Sicuramente l’adolescenza. Sono nato in provincia, ero indisciplinato e me ne fregavo di studiare. Quando ho iniziato a scrivere ero giovane e arrabbiato; le mie prime influenze sono state il glam rock, i poeti maledetti e il punk degli anni settanta. Crescendo ho imparato che spesso le categorie sono solo un ostacolo per raggiungere qualcosa di autentico.
“L’amore muore” è stato scelto come colonna sonora del film “Il diavolo è Dragan Cygan”. Come è nata questa collaborazione e cosa significa per te vedere una tua canzone in un’opera cinematografica?
Io ed Emiliano Locatelli, il regista, siamo cresciuti insieme. Il nostro rapporto è sempre stato fatto di scambi creativi continui. Nel film c’è una versione del brano al pianoforte che lui ha voluto inserire in una sequenza molto importante. Credo che il cinema riesca ad amplificare la potenza delle opere: è un’emozione incredibile vedere come la musica diventi parte di una narrazione più grande.
Il titolo “L’amore muore” può sembrare triste, ma tu hai detto che è una canzone che parla di accettazione. Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso questo brano?
Il brano è allo stesso tempo intimo e universale. Non amo spiegare troppo i miei testi perché credo che una canzone appartenga a chi la ascolta. Tuttavia, quando ho letto la sceneggiatura del film, ho trovato molte connessioni tra i personaggi e le loro contraddizioni, che si riflettono nel brano. Il titolo stesso è una provocazione: l’amore può davvero morire? E il potere, possiamo gestirlo senza esserne corrotti?
La tua carriera spazia tra musica, teatro e cinema. C’è un settore che senti più vicino o in cui ti senti più libero di esprimerti?
Ho sempre avuto un’attenzione particolare all’aspetto visivo della musica: trucco, costumi, scenografie. È un approccio molto teatrale. Anche nel cinema, l’immagine è fondamentale per amplificare il messaggio. Non vedo confini tra le discipline: mi piace abbatterli e crescere attraverso questa libertà creativa.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono nuovi lavori, collaborazioni o sfide artistiche che vorresti esplorare?
Sto per rientrare in studio per completare il mio prossimo EP, che includerà anche un cortometraggio sperimentale e un nuovo videoclip. Inoltre, sto scrivendo le musiche per un nuovo lavoro dell’officina creativa “Pillole Concezionali” di Daria Forelsket, con cui collaboro come autore musicale e produttore esecutivo.
Che consiglio daresti ai giovani artisti che cercano di entrare nel mondo della musica o dello spettacolo oggi?
Di seguire la propria strada. Non esistono percorsi predefiniti in questo settore. Buttatevi, credete in quello che fate e continuate a lavorare: se voi ci credete, prima o poi ci crederanno anche gli altri.
In una società sempre più veloce e digitale, quale pensi sia il ruolo dell’arte e della musica? Quali valori cerchi di portare attraverso le tue opere?
Oggi la musica è sempre più multimediale, ma troppo spesso riflette semplicemente i valori della società senza crearne di nuovi. Credo che l’arte debba osare di più, rompere gli schemi, sorprendere e sconvolgere. Dovremmo tutti esaltarci nel vivere l’arte e farci ispirare dalla sua capacità di rompere le convenzioni.
Con “L’amore muore”, Danilo Cristofaro dimostra di essere un artista poliedrico, capace di unire musica, cinema e teatro in un linguaggio universale. Restiamo in attesa dei suoi nuovi progetti, certi che saprà ancora stupirci con la sua energia e la sua visione artistica unica.
© Riproduzione riservata