Gerard Depardieu è stato condannato a 18 mesi di reclusione per aggressioni sessuali. La condanna arriva a seguito della denuncia di due donne che erano sul set con lui in un film del 2021.
Questa decisione, emessa dal Tribunale di Parigi, ha diviso il mondo del cinema francese. Mentre molte attrici hanno subito puntato il dito verso il collega e mostrato vicinanza a coloro che hanno denunciato; altre, che in passato erano state sul set con Depardieu, hanno deciso di schierarsi dalla sua parte seppur non testimoni dell’accaduto.
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Sono diverse le attrici che si sono esposte, tante altre hanno preferito il silenzio. In un periodo storico in cui le donne si sentono più sicure nel denunciare eventuali abusi, c’è ancora chi punta il dito e sostiene che “tutto è troppo cambiato“. C’è chi invece è felice che si stanno facendo “passi in avanti” da questo punto di vista e mostra totale vicinanza alle vittime, anche quando si tratta di attori “dal nome ingombrante“, colossi del cinema, considerati difficili da giudicare.
Brigitte Bardot e Fanny Ardant difendono Gerard Depardieu
Quando mesi fa sono emerse le accuse nei confronti di Gerard Depardieu, Fanny Ardant, attrice e storica amica dell’accusato, ha preso le sue difese. Ha sempre negato che potesse essere fautore di aggressioni sessuali e non ha mai creduto alle due donne che hanno denunciato. Infatti, era stata proprio lei, pochi giorni fa, a richiamarlo sul set, offrendogli l’opportunità di continuare a recitare. Oggi, il giorno dopo la sentenza del 13 maggio, nulla è cambiato: per Fanny l’amico Depardieu è innocente e non vuole dubitare di lui.
Brigitte Bardot, storica amica e collega dell’attore, è della stessa opinione. Il giorno prima dell’attesa sentenza, in un’intervista televisiva, aveva dichiarato che “i tempi sono cambiati“. Secondo quanto sostenuto da lei oggi “si denuncia più facilmente“. Non solo, già nel 2018 aveva fortemente criticato il mondo del #Metoo ed oggi ha preso le distanze da tutte quelle donne che denunciano, sostenendo: “Il femminismo non fa per me, preferisco gli uomini“.
Juliette Binoche e Alice Rohrwacher contro Gerard Depardieu
Altre attrici, invece, proprio mentre sono sotto i riflettori per il festival di Cannes, non hanno indugiato nel puntare il dito contro il collega, non mettendo in dubbio le vittime e mostrando loro grande vicinanza. Tra queste Juliette Binoche che, a proposito, ha detto: “L’associazione tra ‘mostro’ e ‘sacro’ mi ha sempre disturbato. Non è un mostro. È un uomo”. L’attrice vuole “desacralizzare” il collega, ritenendo che certe volte si investe di una carica troppo grande un personaggio dello spettacolo che, invece, come tutti può sbagliare e non bisogna temere di giudicarlo o di ammettere i suoi errori. Secondo Binoche, infatti, non bisognerebbe nemmeno porsi il dubbio, accettare che la giustizia faccia il suo corso e non ritenere, a prescindere, che ciò non può essere vero perché “Depardieu è un mostro sacro del cinema“.
Dello stesso parere è Alice Rohrwacher: “Ci dicono che le parole sono solo chiacchiere, ma questa sentenza evidenzia che invece tante parole e l’unione hanno fatto la forza“, ha detto in riferimento alla condanna di Depardieu. Lei, al contrario della Bardot, sostiene che denunciare sia importante e che il movimento #Metoo sia salvifico: “Spero che questa lotta vada oltre il MeToo e che le proteste, le lettere e gli appelli non restino tali“.
Depardieu: scontro generazionale tra chi lo difende
Ciò che emerge, dalle affermazioni delle diverse attrici francesi che si sono schierate con o contro Gerard Depardieu, è lo scontro generazionale. Si può notare subito come la maggior parte delle donne che lo difendono sono coloro che hanno vissuto il cinema dei grandi divi dove le molestie erano quasi normalità tanto da sembrare irrealistico che qualcuno potesse denunciare quel sistema. Molte donne di quegli anni, che hanno anche vissuto quegli ambienti particolari non avrebbero mai pensato di puntare il dito verso i “mostri sacri”.
Le nuove generazioni, anche quelle fautrici del #Metoo, hanno detto ‘basta’ e, seppur la strada è lunga e “abbattere i mostri sacri” sarà difficile, non hanno paura ad alzare la testa. Nel mondo del cinema, da questo punto di vista, sta avvenendo un grande cambiamento e, se una parte del mondo cinematografico femminile non accetta ciò, perché ritiene il tutto “un modo per emergere”, l’altra parte è convinta che il sistema si può cambiare e, a volte, anche “l’abbattimento dei mostri sacri” deve essere un passaggio difficile ma essenziale.
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