Beau ha paura: un film che divide il pubblico

Red
3 Min di lettura

“Beau ha paura”, il nuovo film di Ari Aster con Joaquin Phoenix nel ruolo da protagonista. Complessità oltre l’horror

Il nuovo film di Ari Aster “Beau ha paura”, terzo lungometraggio del regista statunitense, è uscito nelle sale americane il 21 aprile ed ha, fin da subito, diviso (e confuso) il pubblico La storia si basa su un cortometraggio dello stesso regista dal titolo “Beau” (2011). In tre ore veniamo proiettati in un incubo ad occhi aperti vissuto dal protagonista. Beau, interpretato da Joaquin Phoenix, è un uomo di mezza età insicuro e goffo, incapace di prendere decisioni e di liberarsi dalla tirannia materna. Finché un incidente cambia il corso degli eventi e spinge il “piccolo” uomo verso un’Odissea a metà tra sogno e realtà. Beau ha paura: complessità oltre l’horror.
Il regista di “Hereditary” e di “Midsommar” prosegue la linea dell’horror d’autore intrecciandola però con altri generi e stili.

“Beau ha paura”, un film drammatico, a tratti grottesco

“Beau ha paura” non è semplicemente un elevated horror, ma anche un film drammatico e a tratti grottesco. Tre capitoli segnano le tappe del percorso del protagonista. Beau, fin dall’inizio, ci viene presentato come un uomo che ha paura di tutto e che è incapace di comunicare con gli altri. È preoccupato perché deve prendere un aereo per andare a trovare la madre, ma compie una serie di azioni che ci indicano che, di fatto, non vuole davvero partire. Per questo, per la sua colpa di figlio “ingrato”, subisce una serie di umiliazioni e violenze che lo portano a uno stato di degradazione fisica e psicologica. Fino ad arrivare alla resa dei conti.

La storia verte sul complesso rapporto tra madre e figlio

La storia si presta a una miriade di letture e interpretazioni psicologiche che vertono sul rapporto tra madre e figlio. Una madre che è vista come l’unica fonte di sopravvivenza, ma che, al tempo stesso, tiranneggia anche da lontano la sua vita. Il tema centrale della storia è quindi chiaro e ha finito per coinvolgere quella parte del pubblico che ha adorato la pellicola. Merito anche della maestria di Joaquin Phoenix, come sempre a suo agio e carismatico nei panni del loser. La durata del film e la complessità interpretativa di alcune sequenze, tuttavia, rendono questo film difficile da digerire per uno spettatore poco abituato o interessato a una fruizione attiva.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo