Al consueto appuntamento domenicale, il pontefice parla alla folla a piazza San Pietro e fa un appello ai leader mondiali: «No ad un mondo diviso tra potenze in conflitto»
Nel caldo sole che bagna piazza San Pietro, in Vaticano, Papa Francesco parla alla folla gremita per il consueto appuntamento dell’Angelus e ritorna nuovamente sulla guerra in Ucraina: «Continuiamo a pregare per la pace nel mondo intero. Faccio appello ai capi delle nazioni e delle organizzazioni internazionali perché reagiscano alla tendenza ad accentuare la conflittualità e la contrapposizione. Il mondo ha bisogno di pace: non una basata sull’equilibrio degli armamenti e sulla paura reciproca. No, questo non va. Questo vuol dire far tornare indietro la storia di settanta anni».
«La crisi ucraina avrebbe dovuto essere, ma se lo si vuole può ancora diventare, una sfida per statisti saggi capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni. Con l’aiuto di Dio questo è sempre possibile ma bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale», continua il Pontefice ribadendo la sua idea di comunione fra popoli e civiltà, basata sul rispetto reciproco.
I cristiani non sono “battitori liberi”, predicatori che non sanno cedere parola ad altri, afferma il Papa, ma seguono la via annunciata nel Vangelo: «Si possono elaborare piani pastorali perfetti, mettere in atto progetti ben fatti, ma se non c’è disponibilità alla fraternità, la missione evangelica non avanza. Domandiamoci se abbiamo la capacità di collaborare, se sappiamo prendere decisioni insieme, rispettando sinceramente chi ci sta accanto e tenendo conto del suo punto di vista».
La Messa dedicata alla comunità congolese
Canti e balli etnici nella basilica di San Pietro per la messa di oggi, dedicata alla comunità congolese. Papa Francesco oggi sarebbe dovuto essere, infatti, a Kinshasa, ma ha dovuto rinunciare al viaggio a causa dei problemi al ginocchio.
Per questo, danzatori congolesi sono giunti a Roma per celebrare la Santa Messa al Vaticano seguendo il rito zairese, con alcune particolarità rispetto al quello tradizionale ma approvato dalla gerarchia cattolica. La liturgia prevede l’invocazione non solo dei santi, ma anche degli antenati dei diversi clan e l’intera celebrazione è contraddistinta da coreografie etniche e movimenti del corpo.
All’interno della Basilica, hanno partecipato alla Messa circa 2000 persone, fra cui anche la delegazione di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. «Il cristiano è portatore di pace, perché Cristo è la pace. Da questo si riconosce se siamo suoi. Se diffondiamo chiacchiere e sospetti, creiamo divisioni, ostacoliamo la comunione, mettiamo la nostra appartenenza davanti a tutto, non agiamo in nome di Gesù», dice Papa Francesco durante l’omelia.
«Chi fomenta rancore, incita all’odio, scavalca gli altri, non lavora per Gesù, non porta la sua pace. Oggi, cari fratelli e sorelle, preghiamo per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Democratica del Congo, tanto ferita e sfruttata», chiude così il messaggio liturgico, ringraziando la comunità di ballerini giunti a Roma.