Prende il via oggi la discussione sulla proposta di legge per l’introduzione della cittadinanza nella scuola. Il provvedimento è atteso da oltre 1 milione di studenti under 18. Manifestazioni in piazza di supporto
Prende l’avvio oggi alla Camera l’esame del discusso Ius scholae, che punta a riconoscere il ruolo della scuola nell’attribuzione della cittadinanza ai ragazzi di origine straniera. Se la legge mette d’accordo tutto il centrosinistra, con l’assenso anche di Movimento 5 Stelle, Liberi Uniti e Italia Viva, non così compatto è il fronte del centrodestra.
Il muro alzato da Lega e Fratelli d’Italia trova forza nelle parole di Matteo Salvini, che ribadisce: «La cittadinanza non è un biglietto a premi. Si decide a 18 anni. È uno ius soli mascherato». Anche lo schieramento guidato da Giorgia Meloni è dello stesso parere: «Nel testo unico Pd-M5S la manifestazione di volontà è dei genitori stranieri e non dei ragazzi, il minore non è neppure ascoltato o considerato ma diventa uno strumento per un lasciapassare alla cittadinanza facile. L’iniziativa ideologica sullo statuto del comune di Bologna ne è la conferma», dicono i deputati Emanuele Prisco e Augusta Montaruli.
Diversa è, invece, la posizione di Forza Italia, che ha votato in commissione l’adozione di un testo base, e si mostra più conciliante e aperta al dialogo.
Ius scholae, cosa prevede
Il testo di legge proposto dal centrosinistra prevede un allargamento dei criteri per la richiesta della cittadinanza per i minori stranieri. Ciascun minore, con età inferiore ai 18 anni, nato in Italia o arrivato entro i 12 anni, potrà richiederla dopo aver frequentato almeno 5 anni di scuola.
Secondo gli ultimi dati Istat, ci sono oltre un milione di studenti minori, di cui quasi due terzi nati e cresciuti in Italia. Un sondaggio condotto da YouTrend, inoltre, mostra che 6 italiani su 10 sono favorevoli all’approvazione del testo di legge.
In un’intervista a “Repubblica”, l’ex viceministro dell’Interno, Matteo Mauri, incaricato da Enrico Letta d seguire l’iter parlamentare afferma: «Basta con i bambini di serie A e di serie B. La legge sulla cittadinanza risale a 30 anni fa, siamo in ritardissimo rispetto all’evoluzione della nostra società, ma ora abbiamo l’opportunità di rimediare».
«In Italia c’è un vizio ideologico che mette sullo stesso piano la questione della cittadinanza con il tema dell’immigrazione. Ma è un errore, mescolare il fenomeno migratorio con i diritti dei bambini – chiude il deputato – È il tempo del coraggio: un provvedimento che va a vantaggio non solo dei ragazzi nati da genitori stranieri ma di tutta la collettività perché quando si allargano i diritti se ne avvantaggia l’intera società».
Flash mob a Montecitorio
Alla vigilia del voto, a piazza Capranica, non lontano da Montecitorio, si è svolo un flash mob organizzato dalla Rete a sostegno dello Ius scholae: un matrimonio simbolico fra l’Italia e i giovani senza cittadinanza.
Sotto un arco floreale, attivisti e attiviste hanno condiviso della promesse nuziali, alla presenza di testimoni d’onore come la modella Bianca Balti, la designer Stella Jean e il musicista della band dello Stato Sociale, Alberto Guidetti.
«Italia, promettimi che 877mila studenti riceveranno la cittadinanza. Che mi considererai uguale ai miei compagni, che potrò andare a votare per la prima volta, che potrò indossare la maglia degli azzurri e non dovrò più stare in panchina», recita una delle promesse retoriche fatte in piazza.
Intervenuta alla manifestazione anche l’assessora delle Politiche Sociali e alla Salute di Roma, Barbara Funari, che afferma: «La Capitale è pronta a dire sì e a stare dalla parte giusta della storia. Abbiamo tanti bambini e cittadini che sono già romani e aspettano solo il riconoscimento legislativo. Nella Capitale sono più del 13% i minori residenti in attesa della cittadinanza. La norma deve essere approvata al più presto e come Comune ci impegniamo ad applicarla nel modo migliore possibile».