Il capogruppo dei democratici è fermamente convinto che il Partito sia indispensabile per il sistema politico italiano e scongiura il suo scioglimento
È certo Luigi Zanda, ex capogruppo del Partito Democratico, sul futuro della prima forza di centrosinistra: non bisogna lasciarsi andare alle forze disfattiste. Il Pd è indispensabile per il sistema politico e per la democrazia italiana.
“Miglioriamolo, rinnoviamolo, ma me lo terrei stretto”, commenta in un’intervista rilasciata a “Repubblica”. Zanda ricorda che nei suoi 15 anni di vita, il Partito Democratico ha avuto 4 scissioni ma mai nessuno è riuscito a prenderne il posto, nonostante il proposito principale di coloro che lo hanno abbandonato fosse proprio quello.
Il Pd deve ripercorrere la stessa traccia che hanno portato Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia ad essere, da prima forza di opposizione, a capo delle preferenze degli italiani. Si devono valutare i propri errori con uno sguardo a futuro.
Anche perché, sottolinea Zanda, gli scenari che si stanno aprendo non sono proprio dei migliori: fuori dalla pandemia, ma con la Russia che perde campo in Ucraina e minaccia il globo di passare a una guerra mondiale. In casa, Meloni propone il presidenziali e Salvini inneggia a una maggiore autonomia delle regioni: “Dalle risposte ai cambiamenti epocali emergerà il nuovo Pd. Poi parleremo anche di alleanze e nomi”.
Il Pd solo nel centrosinistra
Proprio su possibili coalizioni, Zanda si mostra critico. Avverte, infatti, l’ex capogruppo che il proposito di Conte, Renzi e Calenda è quello di disintegrare il Partito Democratico. “Il Pd dovrebbe sciogliersi e mandare allo sbando il sistema politico italiano per l’egoismo di Conte, Renzi e Calenda? Non scherziamo”, dice perentorio.
Questioni di marketing
Cambiare nome e simbolo? Sono fatti di marketing, perchè anche la politica regge su questioni di business, dice Zanda. Non basta questo per poter rendere nuovamente al partito un’aurea di credibilità fra gli italiani.
C’è bisogno di rinnovamento, di discussione e nuovi obiettivi. “Ora il Pd deve riflettere sulla sua natura e sul suo orizzonte, non affidarsi a un grafico per un nuovo simbolo”, chiude il discorso Zanda.