La nuova Commissione Ue deve ancora superare il voto dell’Europarlamento, eppure sembra che Von der Leyen sia già pronta a dare inizio ai lavori. I 26 eletti rispecchiano fedelmente le mire della presidente, che è pronta a dare inizio ai prossimi cinque anni con un passo diverso rispetto a quello mantenuto nel corso del suo primo mandato. Von der Leyen non è più spaesata e soprattutto è consapevole degli errori che ha commesso nel passato ed è pronta a porvi rimedio.
Non si tratterebbe, però, di scelte politiche legate alla comunità europea ma proprio di decisioni legate alla Commissione da lei creata ormai cinque anni fa. La presidente ha compreso che nominare persone che non sono del tutto allineate col suo programma e soprattutto che sono consapevoli della forza del proprio ruolo, può trasformarsi in un grave problema nel momento in cui è necessario governare. Così la nuova Commissione è privata della figura di Thierry Breton, che ha presentato dimissioni con effetto immediato, ed è composta da nomi che potrebbero sostenere Von der Leyen ma soprattutto non crearle problemi.
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Inoltre, la presidente della Commissione ha evitato in questo suo secondo mandato di circondarsi di tre soli vicepresidenti esecutivi con ruoli di primo ordine e soprattutto estremamente potenti. Accentrare il potere in poche figure sembrerebbe non essere la scelta giusta per Von der Leyen, che per il prossimo quinquennio ha quindi presentato ben sei vicepresidenti, tra cui l’italiano Raffaele Fitto, a cui è stata affidata la delega della Coesione e delle Riforme e che coordinerà altri commissari parte del collegio, che hanno ricevuto nomine meno importanti.
La nebulosità delle deleghe di Von der Leyen
Proprio su questo punto, però, la presidente ha lasciato una certa ambiguità. I vicepresidenti in che modo dovranno supervisionare e in che modo dovranno rapportarsi con i commissario sotto il loro controllo? Nel caso di Fitto, la commissione sarebbe composta dal greco Tzitzikostas che ha la delega dei Trasporti e del Turismo, il cipriota Costas Kadis che ha la delega sulla Pesca e sugli Oceani, il lussemburghese Christphe Hansen che ha la delega all’Agricoltura e il lettone Valdis Domborvskis, con cui co-gestirà il portafoglio del Pnrr.
Per ora non vi sarebbero certezze sui rapporti che si creeranno all’interno della Commissione, ma sembra che Von der Leyen su questo voglia mantenere il massimo riserbo. Intanto, si ragiona sugli importanti compiti che Raffaele Fitto dovrà affrontare nel corso dei suoi primi mesi da commissario europeo. L’ex ministro degli Affari europei gestirà i circa 378 miliardi di euro stanziati per il 2021-2027 e sparsi nei vari Fondi previsti dai piani europei, così come la gestione della Pac, che prevede a sua volta 270 miliardi fino al 2027. Fitto dovrà anche vedersela con l’ingombrate scoglio della deadline del Pnrr, che dovrà essere rimandata e su cui dovrà riflettere e decidere lui stesso.
Il voto dell’Europarlamento sui commissari proposti
Il destino di Raffaele Fitto deve ancora essere deciso. La commissione deve infatti essere approvata dall’Europarlamento, il cui voto ha per ora una data incerta. Von der Leyen vorrebbe procedere il prima possibile, nella speranza di giungere al primo dicembre con una commissione che sia già operativa, mentre gli eurodeputati non vogliono prendere una decisione in fretta, ma dedicale il tempo necessario alla decisione. Si ipotizza, quindi, che le audizioni possano iniziare a metà ottobre o inizio novembre.
Affinché un commissario venga approvato sarà necessario un voto della maggioranza, pari ai 2/3 dell’Europarlamento. Quindi, nel caso di Fitto, questo dovrà ottenere i voti favorevoli dei socialisti e allo stesso tempo dovrà votare a favore dei candidati di S&D. Per il momento, in Italia, sembra che Fitto sia sostenuto da tutti i partiti tranne il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Il Partito democratico di Elly Schlein sarebbe pronto a supportare l’ex ministro, in quanto rappresentante del Paese e non solo dei Conservatori.
Parte del voto potrà essere deciso anche precedentemente, grazie ad una serie di accordi che Von der Leyen potrebbe siglare con i vari gruppi. In particolare, per quanto riguarda i socialisti, la presidente potrebbe cedere più poteri alla loro candidata, Teresa Ribera, che potrebbe però così trasformarsi nella più importante tra i vicepresidenti esecutivi e quindi provocare più di qualche problema a Ursula Von der Leyen.
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