Se ieri si pensava al dossier inviato dalla Commissione Ue sulla libertà di stampa, oggi la premier Giorgia Meloni riflette più sul rinnovo dei vertici Rai in viale Mazzini. Il centrodestra cerca in tutti i modi di rialzarsi dopo le polemiche insorte dal report della von der Leyen mentre le Camere sono impegnate nella conversione dei decreti – tra il dl infrastrutture e quello sulle materie prime.
In questo contesto, Fratelli d’Italia insiste sulla necessità che si trovi uno spazio, da qui alla pausa estiva, per le votazioni riguardanti i membri del Consiglio di amministrazione della Rai.
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Rai, le ipotesi sui vertici
Per la maggioranza due dovrebbero essere di riferimento Fdi, uno della Lega, un altro di Forza Italia, ma tra le forze che sostengono l’esecutivo non c’è ancora intesa sul da farsi. Al momento non sono state fissate riunioni di capigruppo alla Camera e al Senato per affrontare eventualmente il dossier anche se Fratelli d’Italia e Forza Italia insistono sulla importanza di sbloccare l’impasse. Aleggia poi l’ipotesi che il tema possa essere affrontato mercoledì, ma a Montecitorio già la scorsa settimana Fdi ha provato a inserire l’argomento Rai nel calendario, con la Lega che ha frenato.
Una fonte della Lega Nord spiega che il nodo deve essere sciolto dai leader. Di fatto, si sta lavorando per un’accelerazione ma la stessa fonte sottolinea come in mancanza di concreti passi avanti nella trattativa non ci sono le condizioni per una ‘exit strategy’ entro agosto. Al momento per il rinnovo dei vertici dell’azienda Rai i nomi in ballo restano quello di Giampaolo Rossi per la figura dell’ad e di Simona Agnes per la presidenza, il primo indicato da Fdi, la seconda da FI.
Rai, le parole della Meloni
La la premier nella missiva all’Europa afferma: “Mi sento di ricordare che la riforma della Rai, che ha disegnato l’attuale sistema di governance dell’azienda, è stata ideata e realizzata nel 2015 dall’allora partito di maggioranza relativa (il Partito Democratico) durante il governo guidato da Matteo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato (Fratelli d’Italia). Se dunque esiste un problema di ingerenza politica dovuta alla normativa esistente, questo non può certo essere imputato a chi quella norma l’ha subita. Soprattutto si tratterebbe di una criticità che si trascina da quasi dieci anni e che avrebbe, nel caso, sfavorito le forze di opposizione, e nello specifico Fratelli d’Italia, e favorito le forze di Governo che hanno governato in questo periodo“.
“Anche l’attuale governance è stata determinata dal Governo precedente (Governo Draghi), con Fratelli d’Italia unico partito di opposizione che si è reputato allora di escludere perfino dal Consiglio di Amministrazione della Rai creando, questa volta sì, una anomalia senza precedenti in Italia e in violazione di ogni principio di pluralismo del servizio pubblico. È bene ricordare che, salvo la nomina obbligata di un nuovo Amministratore Delegato nel 2023 a seguito delle dimissioni del suo predecessore, l’attuale Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali“, ha poi concluso.
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