Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante il G7 tenutosi a Trieste tra il 27 e il 29 giugno, ha avuto l’occasione di presentare ai suoi omologhi la proposta del divieto di utilizzo di telefoni cellulari nelle aule scolastiche. Una decisione presa per limitare l’abuso di questi strumenti elettronici da parte dei più piccoli, visto che il provvedimento riguarda solo le scuole elementari e medie. Il modello presentato da Valditara, secondo le sue parole, dovrebbe prendere avvio dall’inizio del prossimo anno scolastico.
Le novità
Il ministro Valditara ha poi riassunto al Messaggero gli argomenti maggiormente discussi durante il G7 Istruzione. Sembrerebbe che la politica scolastica italiana, che prevede la personalizzazione della formazione per gli studenti e la valorizzazione dei ragazzi, sia stata particolarmente apprezzata dal Group of 7. Tra i temi trattati, oltre all’uso del cellulare nelle aule, c’è stata anche la necessità della creazione di un collegamento tra le aziende e le scuole, proposta che è estata apprezzata di comune accordo da tutte le cariche dello Stato a prescindere dalle influenze politiche.
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A creare più scalpore, però, è stata proprio la proposta del ministro riguardante gli smartphone nelle aule. Sembrerebbe, secondo studi condotti da esperti del settore, che l’utilizzo di strumenti elettronici potrebbe in qualche modo rendere più complesso l’apprendimento, anche a causa delle difficoltà di concentrazione che potrebbero incontrare gli alunni. In particolare è stato rivelato che la materia che subirebbe maggiormente le conseguenze dell’uso incontrollato dello smartphone sia la matematica.
La nuova legge
Il ministro dell’Istruzione avrebbe annunciato che le prime linee guida in materia verranno pubblicate entro due settimane, così che l’iter della legge possa essere concluso prima dell’inizio del nuovo anno. Secondo quanto dichiarato da Valditara, sembrerebbe che gli smartphone saranno vietati all’interno delle aule, ma i tablet saranno ancora consentiti.
La necessità di questa riforma nasce dall’abuso quotidiano che i più giovani fanno dello smartphone. Questioni come il cyberbullismo e le carenze nella scolarizzazione dei più piccoli hanno convinto il ministero dell’Istruzione ad intervenire, per cercare di rimediare ai danni già effettuati e di prevenire quelli futuri. Come sempre più spesso sottolineato, la tecnologia nasce come uno strumento neutro, capace di compiere gesta in favore dell’umanità, così come di ostacolarla. Il nodo resta proprio l’uso che se ne fa. In ambito scolastico, dunque, il ministro Valditara ha optato per la linea dura, cercando di porre delle restrizioni in materia con l’obiettivo della salvaguardia dei più giovani.
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