L’Unione europea ha deciso di non rimanere in silenzio davanti alle accuse del premier Giorgia Meloni che ha deciso di etichettare il maxi-report sullo stato di diritto in Europa come figlio della “disinformazione e della Fake News“. Un attacco aperto nei confronti di Bruxelles che però non ha ricevuto alcuna risposta diretta da parte della presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, nonostante la lettera firmata da Giorgia Meloni fosse indirizzata proprio a lei.
La risposta è invece giunta dalla Commissione europea, che ha deciso di confrontarsi con gli attacchi dell’Italia, sottolineando come il maxi report non sia nato da un lavoro durato pochi giorni o poche ore, ma come sia frutto del lavoro di numerosi esperti che hanno collaborato a lungo con i diversi Stati membri con l’obiettivo di stilare un report che fosse veritiero e attendibile. Nello specifico Bruxelles ha voluto evidenziare come le procedure di collaborazione siano state messe in atto anche con il nostro Paese, col quale ci sarebbe sempre stato “un dialogo aperto“.
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La maggioranza di governo, però, continua a portare avanti la posizione per cui i rilievi presentati dall’Ue non sarebbero veritieri, in particolare per quanto riguarda le critiche sulla gestione della Rai e della libertà di stampa. Durissimi, invece, gli attacchi delle opposizioni che si allineano alle dichiarazioni di Bruxelles e continuano a chiedere modifiche e cambiamenti che rispettino le richieste dell’Unione europea.
Bruxelles: “La relazione è lo specchio di molteplici scambi“
A seguito della pubblicazione del report dell’Unione europea, la risposta del premier Giorgia Meloni non si è fatta attendere: “Le raccomandazioni finali nei confronti dell’Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti, tuttavia per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano“. Il premier avrebbe anche aggiunto. “Qualcuno si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, la libertà di informazione”.
Il Presidente del Consiglio avrebbe sostenuto che il contenuto del maxi report sarebbe stato inficiato da “attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di Fake News che sempre più inquina il dibattito in Europa“. In particolare, Meloni ha sostenuto che in realtà il suo governo non si sarebbe ancora avvalso della normativa vigente per rinnovare i vertici aziendali della Rai, per cui le accuse dell’Ue non reggerebbero.
Bruxelles, all’indomani delle dichiarazioni del premier, ha deciso di mettere le cose in chiaro, sostenendo le sue posizioni e soprattutto chiarendo quali sono state le modalità che hanno portato alla stesura del maxi report. Secondo la Commissione Ue la relazione sarebbe “lo specchio di molteplici scambi politici e si baserebbe su una varietà di fonti e sulla collaborazione di tutti i 27 Stati membri, inclusa l’Italia“. L’Unione ha quindi sottolineato che le squadre dei commissari europei, Vera Jourova e Didier Reynders, avrebbero lavorato a stretto contatto con i Paesi membri nel corso di tutto l’anno.
Infatti, vi sarebbero state 640 riunioni con autorità nazionali, organismi indipendenti, parti interessate e società civile. In particolare, i colloqui con l’Italia si sarebbero svolti tra il 12 e il 16 febbraio, giorni in cui sono state raccolte le informazioni necessario e in cui l’esecutivo Ue ha dato a tutti “l’opportunità di offrire aggiornamenti fattuali per eventuali evoluzioni“. Quindi, l’Unione ha voluto sottolineare come il contenuto del report non fosse in alcun modo una sorpresa per il governo italiano.
Il dibattito in Italia sul report dell’Ue
A seguito della pubblicazione della lettera di Giorgia Meloni a Ursula Von der Leyen, il dibattito in Italia sulla questione del report si è acceso ancora di più. “Non mi pare che la Rai sia un luogo dove c’è una dittatura culturale” ha sostenuto il vicepremier forzista Antonio Tajani, che ha chiesto di non strumentalizzare “politicamente ogni volta la posizione della Rai” e ha ribadito che in Italia “non vi sono pericoli per lo Stato di diritto“.
Le opposizioni, però, non sono della stessa opinione della maggioranza ed hanno sfruttato a loro favore il contenuto del maxi report. “Le chiacchiere stanno a zero” ha dichiarato perentoria Barbara Floridia, deputata pentastellata e presidente della commissione di vigilanza Rai, chiedendo a Meloni un colloquio dopo la pausa estiva per discutere di una riforma che sostituisca la legge Renzi del 2015.
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