Il prossimo venerdì 30 agosto scadranno i termini per la presentazione dei candidati per la Commissione Ue da parte dei Paesi membri, come prestabilito dalla presidente Ursula Von der Leyen, eletta per un secondo mandato. Per il momento sono 22 i candidati già presentati, di cui solo sei sono donne. Meno della metà, il che fa presupporre che anche se i cinque Paesi che mancano all’appello presentassero tutti nomi femminili, questi sarebbero comunque in minoranza.
La situazione, quindi, preoccupa enormemente Ursula Von der Leyen, che nella scorsa amministrazione era riuscita a creare un team di commissari composto da 14 uomini e 13 donne, assicurando quindi una parità di genere. La nuova Commissione dovrà essere approvata a metà autunno e la mancanza di nomi femminili potrebbe creare non pochi problemi alla presidente, poiché il Parlamento europeo è obbligato a “tenere in particolare considerazione” la parità di genere al momento dell’approvazione.
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“Credo che questa vicenda mostri come, purtroppo, la parità di genere in politica non è stata ancora assimilata” ha commentato una voce vicina alla presidente della Commissione, evidenziando come tale questione possa trasformarsi in un duro colpo per il mandato di Von der Leyen. Quest’ultima aveva infatti consigliato ai Paesi membri di candidare un uomo e una donna, proprio per permettere il mantenimento della parità di genere, creando però un problema di non facile gestione: in questo modo a decidere il commissario del singolo Paese sarebbe stata la presidente e non il Paese stesso. Proprio per questo la linea guida non sarebbe stata rispettata da nessuna Nazione.
L’incognita dei cinque Paesi mancanti
I Paesi che ancora non hanno presentato un nome per la Commissione Ue sono Italia, Belgio, Bulgaria, Portogallo e Danimarca. La speranza è che i Paesi “ritardatari” decidano di presentare commissari donne, così da innalzare l’asticella delle presenze femminili nei ruoli apicali dell’Ue. Una speranza, però, che per il momento sembra vana a causa delle voci di corridoio che già si fanno strada nei singoli Paesi.
Nel caso del nostro Paese, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarebbe intenzionata a presentare il nome di Raffaele Fitto, attuale ministro degli Affari europei. Un nome maschile, che andrebbe solamente a peggiorare la situazione a cui si trova a far fronte Ursula Von der Leyen. Anche la Danimarca sarebbe propensa a scegliere una figura maschile, mentre non sono ancora certe le decisioni degli altri Paesi. In ogni caso la situazione sembra catastrofica, a meno che entro il 30 agosto ogni Nazione non si decida a compiere un repentino cambio di intenzioni, candidando commissari donne.
Resta da capire, quindi, se la presidente della Commissione voglia prendere in mano la situazione, arrivando a chiedere ai singoli Paesi di presentare nuovi nomi, proprio per non minare la parità di genere a Bruxelles. Un’ipotesi che non andrebbe esclusa, perché già nel suo precedente mandato era stata presa in considerazione da Von der Leyen: “Voglio dare l’esempio e assicurare la piena parità di genere nel mio collegio di commissari. Se gli stati membri non propongono abbastanza commissarie donne, non esiterò a chiedere nuovi nomi“. Nel 2019 la presidente non era stata costretta a ricorrere a questi metodi, ma resta il dubbio sulle nuove elezioni.
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