Il neoeletto cancelliere tedesco, Friedrich Merz, è approdato in Europa. Cosa potrebbe significare per gli attuali assetti? Nelle ipotesi principali, emergerebbe il rischio che possa essere riportato nel Nord del continente il nucleo del potere Ue. Ma, è da tenere presente anche che sul versante Sud della Germania, il rapporto con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni è ben avviato.
Fin dalla vittoria alle elezioni tedesche, i contatti con la premier, sono stati frequenti. E dopo aver lasciato la capitale belga, Merz ha richiesto un nuovo colloquio telefonico con Meloni, tenutosi oggi. Stando a quanto spiegato da Palazzo Chigi, lo scambio si è focalizzato principalmente sul rilancio della competitività europea, nello specifico del settore automobilistico, e dalla gestione del fenomeno migratorio.
Leggi Anche
Meloni al summit dei Volenterosi
I due leader si “vedranno” domani insieme agli altri Capi di Stato europei al vertice della coalizione dei Volenterosi annunciata dal Presidente Volodymyr Zelensky, per discutere della guerra in Ucraina.
Una riunione ormai diventata molto ampia con oltre 30 partecipanti dagli ultimi incontri di Londra e Parigi, a differenza che questa volta la riunione sarà in formato ibrido. Quindi, alcuni saranno presenti di persona, tra cui il francese Emmanuel Macron, mentre altri in videoconferenza, come Giorgia Meloni. Lo stesso Merz ha fatto intendere tra le righe che, sul tema, è in corso un coordinamento a strette maglie tra Germania, Gran Bretagna, Francia e Polonia.
Difatti, nel corso del suo tour brussellese in cui ha incontrato i vertici dell’Ue e della Nato, Friedrich Merz si è concesso un pronostico riguardo una tregua tra Russia e Ucraina, ovvero che nel corso del weekend potrebbe esserci la possibilità di arrivare a un cessate il fuoco pieno fino a 30 giorni, con lo scopo che possa poi trasformarsi in negoziati di pace. Merz, che da poco si è confrontato con Donald Trump, è sostenitore degli sforzi del presidente statunitense, avvertendo che ora però “la palla è nel campo russo“.
Il summit dei Volenterosi a Kiev potrebbe rivelarsi un tassello di un puzzle più ampio, anche alla luce del fatto che la Casa Bianca sembra aver ammorbidito i toni bellicosi nei confronti degli alleati europei.
La proposta per un cessate il fuoco di 30 giorni, ad esempio, se rifiutata porterebbe a nuove sanzioni congiunte alla Russia (ma non c’è ancora un accordo definito, ha sottolineato). Lo zar, dal parte sua, ha dovuto incassare la presenza sulla Piazza Rossa di due leader europei, oltre che di molti soliti noti, in primis Xi Jinping e Ignacio Lula, oltre alla varia corte di repubbliche ex sovietiche. Si tratterebbe del serbo Aleksander Vucic e dello slovacco Robert Fico. L’alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, ha sintetizzato l’atmosfera percepita da tutti gli altri europei puntualizzando che tutti coloro che sostengono la libertà dovrebbero essere in Ucraina oggi, nel Giorno dell’Europa, e non a Mosca.
Il rapporto Merz-von der Leyen
Riarmo, migranti, mercato unico, politiche commerciali e competitività. E’ invece l’asse a tutto campo quello che si è dispiegato tra il Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e Merz. Al suo debutto a Bruxelles, in concomitanza con la Giornata dell’Europa, il capo del governo teutonico ha potuto tastare il terreno, rendendosi conto di quanto, nelle istituzioni europee, fosse alta l’attesa per il ritorno di una Germania stabile.
“C’è un pieno allineamento sulle priorità europee“, è stato il resoconto del Presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che ha incontrato, come la Presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, il neo-cancelliere.
Quindi, sembrerebbe che quella falsa partenza in patria, ovvero il flop del primo scrutinio per la sua elezione, non abbia invalidato l’impatto che Merz può avere sugli equilibri e nello scacchiere europei. In 48 ore, il leader tedesco ha visitato Parigi, Varsavia e Bruxelles, e sabato atterrerà a Kiev. Approfondendo il profilo del leader tedesco, salta agli occhi anche un dato politico, ovvero che Merz è un esponente del Ppe, il partito predominante, dopo le Europee, in Commissione Ue, in Parlamento, a prescindere dal fatto che si tratta anche del partito di von der Leyen.
A Bruxelles la visita di Merz si è concentrata invece sullo spinoso tema del riarmo. L’aumento della spesa nazionale per la difesa da parte della Germania è stata ben accettata dalla Presidente von der Leyen, che ha tenuto a ribadire la necessità di raggiungere una quadra sull’utilizzo dello strumento Safe e delle famose clausole di salvaguardia nazionale. Chi invece si aspettava una svolta sugli eurobond è rimasto a bocca asciutta. “Non cambierò la posizione del governo federale tedesco sulle possibilità di indebitamento dell’Ue. – scandisce Merz – Quelle devono restare eccezioni“, certificando che la chiusura del suo governo sul debito comunitaria resta netta, nonostante non sia definitiva.
Da parte del cancelliere, però, è giunta rassicurazione circa l’agire della Germania in Europa che non sarà in solitaria. A darne conferma, il pieno endorsement che Merz ha concesso a von der Leyen nella intrigata partita commerciale con gli Stati Uniti. “L’accordo che potrà fare Trump è solo con l’intera Ue“, ha sottolineato il cancelliere ribadendo come sul piano migratorio il pungo duro del nuovo governo tedesco è stata accolta a porte spalancate in Europa. Proprio von der Leyen ha comunicato la messa in gioco di altri tre miliardi di euro per l’attuazione del Patto di migrazione e asilo, dove l’obiettivo riguarda il raggiungimento di “frontiere esterne più forti, modi migliori per prevenire i movimenti secondari e procedure più rapide“.
E a chi gli faceva notare che la Germania ha attuato controlli alle frontiere interne, von der Leyen ha fornito una solida sponda a Merz, chiarendo che gli eventuali respingimenti devono essere temporanei e concordati con l’Ue e con i Paesi limitrofi e “la Germania lo sta facendo“.
© Riproduzione riservata