Donald Trump ama farsi corteggiare e allo stesso tempo ama potersi scontrare con avversari che non sarebbero in grado di metterlo in difficoltà. Il dibattito presidenziale contro Joe Biden ha visto il tycoon brillare sotto i riflettori, sembrando la scelta migliore per il Paese, ma solo perché l’alternativa non era più plausibile o considerabile come tale. Ora le carte in tavola sono cambiate e Trump si trova a dover correre contro un avversario più giovane, più scattante e soprattutto più amato.
Così il 4 settembre il miliardario dovrà affrontare una candidata che non ha difficoltà a trovare le parole e che non è affaticata dai chilometri percorsi su un jet privato. Il timore, quindi, che il dibattito possa ribaltare i risultati dei sondaggi preoccupa profondamente i repubblicani, che ora sono costretti a trovare una nuova strategia per riuscire a battere la nuova candidata dei democratici. Per ora gli unici attacchi nei confronti di Harris sono stati di natura personale, come solito di Trump, e ciò non ha soddisfatto gli elettori, che sembrerebbero essersi stufati delle solite retoriche.
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L’imprenditore americano, intanto, ha deciso di accettare l’invito al dibattito, anche se i giorni di titubanza potrebbero aver indebolito la sua figura a causa della possibilità che la sua indecisione sia frutto del timore di uscire sconfitto dal confronto. In fin dei conti, Harris è fresca di candidatura ufficiale ed ha ottenuto una cascata di consensi, anche sotto forma di finanziamenti al partito.
Trump: “Sono primo nei sondaggi, perché devo accettare il dibattito?“
Subito dopo le dimissioni di Joe Biden da candidato alle prossime presidenziali, una delle prime mosse della vicepresidente Harris è stata quella di chiedere un dibattito pubblico con Donald Trump. Il miliardario, inizialmente, aveva dichiarato di essere “assolutamente deciso” a sfidare a sua avversaria in tv, per poi cambiare idea e iniziare a riflettere sulla possibilità. Incalzato sulla sua indecisione, Trump ha mostrato una certa irritazione, sostenendo: “Se non faccio il dibattito diranno ‘oh, Trump non va al confronto’, ed è la stessa cosa che diranno ora. Ma io al momento perché dovrei andare al dibattito?“.
Secondo l’ex presidente degli Usa, infatti, la sua figura al momento non necessita di ulteriori consensi o di maggiori chiarificazioni nei confronti dei cittadini. “Guido io i sondaggi, tutti sanno chi sono io e chi è lei” ha sostenuto Trump, pronto quindi a tirarsi indietro ed evitare il confronto diretto. Oggi però è giunta la notizia dell’ennesimo cambio di direzione del miliardario: il dibattito presidenziale si farà. In fin dei conti non è da Trump passare da codardo.
Harris: “Per me un onore essere la candidata dem“
Kamala Harris nella giornata di ieri è diventata ufficialmente la candidata del partito democratico negli Usa. L’attuale vicepresidente degli Stati Uniti ha ottenuto i voti dei delegati necessari per la candidatura, grazie alle procedure di voto virtuale che sono iniziate giovedì scorso. “Sono onorata, abbiamo molto lavoro da fare” ha dichiarato Harris subito dopo la notizia, supportata dal presidente Joe Biden, che ha sostenuto: “Una delle migliori decisioni è stata scegliere Kamala Harris come vicepresidente. Ora sarà la nostra candidata, non potrei essere più orgoglioso. Vinciamo“.
Le votazioni su Harris si chiuderanno ufficialmente lunedì prossimo alle 18, data in cui Harris potrebbe annunciare il nome del suo vicepresidente. Il fatto che la candidata abbia ottenuto la carica a giorni di distanza dalla chiusura delle votazioni è ovviamente un fattore positivo per la sua corsa, così come i milioni di dollari che in pochi giorni è riuscita a raccogliere per sostenere la sua campagna elettorale. Harris ha infatti raccolto 310 milioni di dollari solo a luglio, grazie alle donazioni di migliaia di insegnanti e infermieri. Una cifra enorme che supera anche la somma raccolta da Donald Trump nello stesso periodo.
La scelta del vicepresidente, però, potrebbe indebolire o rafforzare Kamala Harris, che finora continua a riflettere su quale possa essere la scelta migliore. Si ipotizza che uno dei nomi presi in considerazione possa essere quello di Ben Shapiro, governatore della Pennsylvania, sul quale però i dem nutrono dubbi in quanto ebreo. Anche Trump si è esposto, sostenendo che se Harris scegliesse Shapiro “perderebbe la sua piccola base palestinese“. Altri candidati possibili sono i governatori di Minnesota e Kentucky, Tim Walz e Andy Beshear e il senatore dell’Arizona Mark Kelly.
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