Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge che permette al presidente della Provincia autonomia di Trento di governare per un terzo mandato. Lo confermano diverse fonti informate dei fatti, sostenendo che in corso di dibattimento vi sono stati diversi scontri legati alla contrarietà della partito di Matteo Salvini all’abolizione della legge.
Nel corso del vertice hanno preso la parola anche il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli e quello dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ma non è stato specificato su cosa si concentrassero i loro interventi. Secondo quanto è stato riferito, sul provvedimento è stata registrata la posizione contraria della Lega che però, come riporta il partito, non ha espresso alcun voto contrario nel corso del Cdm, al contrario di quanto inizialmente circolato.
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Proprio durante lo svolgimento del Consiglio, il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, si era detto “sereno“, per poi chiarire che nel caso in cui il governo avesse dovuto procedere con un’impugnativa, allora questa sarebbe da considerarsi “una scelta politica, legittima come lo sono tutte le scelte politiche“. Incalzato a seguito della notizia, Fugatti ha deciso di non rilasciare dichiarazioni, sostenendo di non avere intenzione di “commentare voci o fonti non ufficiali“.
In seguito, il presidente ha annunciato ai giornalisti di ritenere l’impugnazione da parte del governo “un atto molto pesante contro le prerogative dell’autonomia trentina, con una chiara valenza politica“. Inoltre, Fugatti ha citato la sentenza della Corte costituzionale sul caso del terzo mandato per la Campania, chiarendo che le autonomia speciali hanno un potere speciale su questi temi.
Terzo Mandato, la legge trentina impugnata dal Cdm
La legge di cui oggi sta discutendo il Consiglio dei ministri è stato approvata lo scorso 9 aprile dal Consiglio provinciale del Trentino Alto Adige, provocando già in questa sede una serie di problematiche. Il testo, che prevede la modifica della legge erlettorale provinciale del 2003 introducendo la possibilità per il presidente di Provincia di svolgere un terzo mandato, è stato presentato dal capogruppo della Lega Mirko Bisesti ed ha ricevuto 19 voti favorevoli e 16 contrari.
Come si può evincere, dunque, la norma ha creato una serie di difficoltà sia all’interno della maggioranza che nel gruppo locale di FdI. Due consiglieri del partito del premier hanno infatti votato contro la legge, mentre altri due si sono pronunciati a favore, andando quindi contro le indicazioni del partito. questi ultimi, dunque, hanno poi deciso di lasciare il partito.
Proprio Bisesti, poi, è stato tra i primi a commentare la decisione del governo italiano, chiarendo di ritenere la scelta del governo “una messa in discussione della nostra autonomia speciale“. Il capogruppo leghista ha quindi dichiarato di auspicare che la Corte costituzionali riconosca i diritti della provincia di Trento, garantendo alla sua amministrazione la possibilità di procedere con un Terzo mandato.
Il caso sembra piuttosto simile all’impugnazione da parte del governo della legge sul terzo mandato della Campania, che avrebbe permesso al presidente Vincenzo De Luca di ricandidarsi per una terza volta nel 2025. La Corte costituzionale in questo caso ha ritenuto incostituzionale la proposta campana, ma nel caso della Provincia autonoma di Trento la risposta potrebbe essere diversa. La Campania è infatti una Regione a statuto ordinario, mentre Trento si trova in Alto Adige, uno dei territori italiani che gode di diverse forme di autonomia su come può governarsi.
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