Fortunatamente esistono i giornali, altrimenti i vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, non saprebbero come comunicare tra loro. I ragionamenti, difatti, devono essere fatti ad alta voce, in modo che a vicenda comunichino sentimenti, pareri e volontà sui vari punti da affrontare nell’agenda del Governo, sopratutto sullo spigoloso dossier del terzo mandato.
Per la Lega è come se fosse il figlio preferito, uno di quelli da difendere a spada tratta sempre e comunque, sul quale la gelosia è costante e perenne. Per Forza Italia, rappresenta più quel parente puntiglioso e approfittatore. Ma, l’aria in casa maggioranza, è cambiata da quanto il leader azzurro ha sentenziato l’ennesimo “‘no”, rilanciando piuttosto la questione dello ius scholae, malvisto tanto dalla Lega quanto da Fratelli d’Italia, con il ragionamento che “se dobbiamo portare avanti questioni che non sono nel programma di governo, allora anche noi abbiamo le nostre priorità“.
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La questione, quindi, appare archiviata e il Carroccio volta anche pagina, ripartendo dalle trattative sulle candidature alle regionali. Ovviamente, cercano tutti, come si suol dire, di tirare l’acqua al proprio mulino. Quindi, a mali estremi, estremi rimedi e l’ex premier leghista deve rinunciare alla sua battaglia. E così, sul nodo del terzo mandato su cui si sarebbero dovuti confrontare Presidente del Consiglio e vicepremier, a mantenere accesa la fiammella sono solo i governatori interessati. Ed è chiaro che in mancanza di un’intesa tra i suoi due vice, la premier preferisce tenersi alla larga dalla questione.
Salvini invoca l‘election day, da attuare nei sessanta giorni disponibili fino al 20 novembre di cui ciascuna regione dispone, perché “a questo punto c’è solo da decidere la data delle elezioni regionali e i candidati“. Ma, alle spalle del vicepremier cresce la delusione e il malcontento dei governatori tesserati al Carroccio, che erano una volta cari al segretario tanto da definirli “l’argenteria di famiglia“, e che ora si trovano ridotti a dover sperare “nei margini che in politica ci sono sempre”.
Infatti, l’unico spiraglio che fa socchiudere gli occhi cercando di intravedere cosa ne sarà dei loro mandati, è la presentazione degli emendamenti al ddl sui consiglieri regionali del prossimo 24 giugno. E quindi, mai dire mai, è il sentimenti diffuso e con lo sguardo fisso sulla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Perché scadranno i tempi per la presentazione degli emendamenti al ddl sul numero dei consiglieri regionali che il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, aveva individuato come veicolo.
Terzo mandato, sfuma per Zaia la quarta candidatura
Nonostante la Lega cerchi di fare la disinvolta, lo smacco forzista è pesante e teme di rimanere senza più bandierine nel suo Nord, visto e considerato che sta volgendo al termine anche il mandato del governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana, in scadenza al 2028.
La conferma della porta chiusa è di fatto declinata dalla riapertura del portone candidature, non solo in Veneto ma anche in Campania. Quindi, Salvini non può a maggior ragione permettersi di perdere la candidatura per il dopo Luca Zaia, attuale presidente del Veneto, che più di chiunque altro puntava all’approvazione del terzo mandato, visto che sognava di poter agguantare la sua quarta candidatura alla guida della Regione.
Il governatore sembra comunque sereno, ha risposto ai cronisti di non avere “paturnie” e che l’unica cosa che veramente lo disturba è la presenza di qualcuno che “vuole togliere ai veneti la possibilità di scegliersi il nuovo governatore“. Al contempo, però, resta difficile pensare che Zaia non si sia sentito tradito dal suo leader. Infatti, da voci fuori dal taccuino e che hanno ascoltato gli sfoghi del governatore dopo il niet di Tajani, si riferisce che il leghista veneto sia particolarmente irritato dall’incapacità del partito di rappresentare la volontà e le richieste dei territori.
Ora, per Zaia ci saranno alcuni giorni particolarmente tesi ma il governatore ha fatto intendere che, comunque vada, saprà come reinventarsi. In ogni caso, non è solo. Dalla sua parte può contare sui colleghi Maurizio Fugatti e Attilio fontana per decantare il mantra: “Il Veneto alla Lega“.
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