Tajani convoca d’urgenza ministri del G7: prevenire un conflitto devastante in Medio Oriente

Redazione
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Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha guidato oggi una videoconferenza urgente con i colleghi del G7, dedicata alla crisi in Medio Oriente. La riunione, sotto la Presidenza italiana del G7, ha messo in luce la crescente preoccupazione per la situazione in Libano e la possibilità di una guerra totale tra Israele e Hezbollah.

“Insieme ai nostri partner, abbiamo espresso forte preoccupazione per i recenti eventi che rischiano di estendere la crisi alla regione, a partire dal Libano”, ha dichiarato Tajani. “Invitiamo tutte le parti a evitare qualsiasi iniziativa che possa ostacolare il dialogo e promuovere una nuova escalation”.

L’allarme è palpabile: nelle ultime ore, l’aeroporto di Beirut ha visto lunghe code, voli cancellati e incertezze per i passeggeri, mentre i cittadini non libanesi iniziano a lasciare il Paese seguendo i consigli dei rispettivi governi. L’ambasciata saudita ha pubblicato un avviso su X, esortando i suoi cittadini a seguire da vicino gli sviluppi e a lasciare immediatamente il Libano.

Il ministro ha ribadito il sostegno del G7 al Piano Biden, evidenziando la necessità di concludere i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Ha inoltre confermato l’impegno a intensificare l’assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza, anche attraverso l’iniziativa “Food for Gaza“.

La situazione è peggiorata dopo l’assassinio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, e del capo militare di Hezbollah, Fouad Shukr, a Beirut. Questi eventi hanno scatenato timori di un’escalation militare, spingendo compagnie aeree come Lufthansa e Air France a sospendere i voli per Beirut. Molti paesi, tra cui Svezia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Giordania e Arabia Saudita, hanno invitato i loro cittadini a lasciare il Libano, memori della guerra tra Hezbollah e Israele del 2006.

Nella sala partenze dell’aeroporto di Beirut, intere famiglie attendono con ansia, osservando gli schermi delle partenze per destinazioni come Istanbul, Amman e Il Cairo. “Ero in Siria, ma la situazione è peggiorata. Il mio volo è stato cancellato, quindi sto cercando di partire oggi”, ha raccontato un passeggero. Gretta Moukarzel, titolare di un’agenzia di viaggi, ha riferito di una “marea di chiamate da clienti che vogliono partire temendo di rimanere bloccati”.

Tajani ha sottolineato l’importanza del rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per gestire la presenza militare ai confini tra Libano e Israele. I ministri hanno condiviso informazioni critiche e concordato sulla necessità di un coordinamento operativo e politico costante nella regione.

Nella dichiarazione finale, i ministri del G7 hanno espresso “profonda preoccupazione per l’accresciuto livello di tensione in Medio Oriente, che rischia di scatenare un conflitto regionale più ampio“. Hanno esortato tutte le parti coinvolte a cessare il ciclo di violenza e a impegnarsi in una de-escalation costruttiva.

“Nessun paese o nazione ha da guadagnare da un’ulteriore escalation in Medio Oriente”, hanno concluso i ministri nella loro dichiarazione congiunta.

La violenza transfrontaliera tra Hezbollah e Israele ha già provocato circa 545 vittime in Libano, soprattutto combattenti, ma anche 115 civili. Da parte israeliana, incluse le alture del Golan, sono stati uccisi 22 soldati e 24 civili. Il ricordo della guerra del 2006 e dell’esplosione al porto di Beirut del 2020, che uccise oltre 220 persone, ferendone circa 6.500, è ancora vivo nei cuori dei libanesi.

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