Si apre il vertice europeo e su governance economica e tecnologie green, Giorgia Meloni non starà ad ascoltare
Parola d’ordine: evitare chirurgicamente lo scontro aperto. Obiettivo: provare una linea comune sulle grandi sfide che, da qui a fine anno, attendono l’Europa. Il vertice dei 27 che si apre giovedì è chiamato a destreggiarsi tra questi due estremi e a dare, allo stesso tempo, un endorsement politico alla strategia per la competitività targata Ursula von der Leyen. Nessuna svolta verrà partorita. Sarà, per dirla come un alto funzionario Ue, un vertice “geo-economico”, variegato nei temi ma con un paio di fastidiosi convitati di pietra: la riforma del Patto di Stabilità e il capitolo ambientale che include, tra l’altro, il dossier nucleare. Ed è su questi due temi che l’equilibrio potrebbe spezzarsi.
Il primo nodo è il Net Zero
Sia sulla governance economica sia sulle tecnologie green Giorgia Meloni non starà ad ascoltare. C’è un primo nodo che l’Italia ha già posto sui tavoli europei: il Net Zero, condivisibile negli obiettivi, ha bisogno di essere alimentato da risorse comuni. Sul punto, Roma non è sola. Meloni ne ha parlato in un colloquio telefonico con il premier polacco – e suo alleato – Mateusz Morawiecki ma sono almeno una ventina le capitali Ue che condividono la linea italiana. Al Pe, la rapida messa a punto di uno strumento comune unisce perfino la maggioranza di destra-centro e il gruppo S&d. Del Fondo di sovranità europeo, tuttavia, i vertici Ue ne parleranno a fondo solo al summit di fine giugno. Al momento mancano sia una proposta ad hoc della Commissione sia un largo consenso tra i 27. Ed è qui che il tema si interseca con la riforma del Patto.
La richiesta della flessibilità
Per l’Italia il nuovo Patto non va visto come capitolo a sé stante rispetto alla strategia per una Ue competitiva e verde. Tradotto: chiedere investimenti sul dossier esige, soprattutto per chi ha poco spazio fiscale, una flessibilità nel percorso del rientro del debito o una golden rule ad hoc per le risorse spese nella transizione e forse anche per la difesa, altro settore sul quale Bruxelles vuole spingere sull’acceleratore. Nelle conclusioni del summit, salvo colpi di scena, sarà nuovamente garantita una certa flessibilità nell’uso dei fondi esistenti, ovvero RePowerEu, fondi di Coesione e soprattutto Recovery. Ma a Roma non basta. E l’emergere della tensione con i ‘frugali’, che chiedono invece benchmark rigidi per il rientro del debito, è dietro l’angolo. Così come in una passeggiata sui carboni ardenti potrebbe trasformarsi il dibattito sulle tecnologie e fonti rinnovabili.
Nucleare, auto inquinanti, biocarburanti: tutti i temi più caldi
Il nucleare, o meglio la sua inclusione, sarà certamente sul tavolo e l’impressione è che, seppur nella sua forma più avanguardista e ‘pulita’, possa essere inserito nelle conclusioni del summit. Emmanuel Macron e Olaf Scholz ne parleranno in un bilaterale ad hoc. Possibile che, in quell’occasione, si affronti anche il dossier dello stop alle auto inquinanti dal 2035. Il Consiglio Ue farà di tutto perché del tema non se ne parli al summit, relegando la questione a una trattativa tra Commissione e Berlino. Il muro tedesco, del resto, sembra meno invalicabile anche perché l’Ue ha recapitato a Scholz una proposta ad hoc sull’inserimento degli e-fuels. Fuori dal compromesso restano invece i biocarburanti cari al governo italiano. E, stando così le cose, la posizione di Roma resterà contraria.
Di migranti se ne parlerà solo nel corso della cena, con il punto informativo di Von Der Leyen. Il capitolo, nell’agenda, è marginale. Ma qualcuno prenderà la parola. Lo farò l’olandese Mark Rutte. E lo farà Meloni, ponendo sul tavolo dei leader l’allarme per la crisi in Tunisia.