Nel giorno dell’anniversario dell’attentato al treno Italicus, si è riaccesa la polemica durissima sulla strage di Bologna che ha visto scontrarsi duramente maggioranza e opposizione sulla delicata questione della matrice dell’attentato. In un’intervista a La Stampa il deputato di FdI e presidente della Commissione Cultura alla Camera, Federico Mollicone, porta avanti una tesi dura e contraria a quella delle Corti che si sono occupate delle responsabilità della strage di Bologna.
“Non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia” ha dichiarato il deputato, sostenendo che fosse “chiaro dall’inizio del processo a Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l’obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana“.
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Subito dopo la pubblicazione dell’intervista, le opposizioni sono insorte contro le parole del deputato di FdI, chiedendo l’intervento di Giorgia Meloni e le dimissioni di Mollicone, nel silenzio di quasi tutto il centrodestra. L’unico ad esporsi e commentare le parole del collega è stato Edmondo Cirielli di FdI, che ha sostenuto di non essere allineato alle parole di Mollicone ma di voler difendere il suo diritto di esprimersi, chiedendo alle opposizioni di non “muovere richieste antidemocratiche tese a censurare“.
Le parole di Mollicone sulla strage di Bologna
Nel corso della sua intervista Federico Mollicone ha portato avanti la tesi per cui le sentenze sulla strage di Bologna sarebbero un “teorema politico per colpire la destra” e di essere intenzionato di chiedere un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio per “verificare” ciò che sta denunciando. “Ho letto le motivazioni della sentenza su Bellini, sembrano pronte per una fiction di Bellocchio” avrebbe inoltre dichiarato il deputato di FdI, sostenendo che la “verità storica” dietro la strage sia un’altra.
Mollicone avrebbe sostenuto di star chiedendo da anni una commissione d’inchiesta “sugli attentati in Italia dal 1953 al 1992” perché dal suo punto di vista l’intento dei giudici che hanno seguito i processi era quella di “nascondere le contiguità tra ex Pci, terrorismo e gli ambienti estremisti palestinesi“
Schlein: “Nel partito di Meloni c’è chi vorrebbe riscrivere la storia“
Le risposte durissime delle opposizioni non si sono fatte attendere. La segretaria del Pd Elly Schlein ha colto l’occasione per attaccare nuovamente il premier Meloni, come già fatto nel giorno della commemorazione della strage. “Ci voleva uno come Mollicone, dopo due giorni del solito vittimismo di Giorgia Meloni, per confermare che nel suo partito c’è chi tenta di riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze” ha affermato piccata la leader dem, riaprendo lo scontro con l’opposizione e chiosando: “Cosa aspetta Meloni a prendere le distanze dalle gravissime parole di Mollicone, che si dimostra del tutto inadeguato a presiedere la Commissione Cultura? Farà prevalere anche stavolta le ragioni di partito?“
Durissime anche le parole del democratico Stefano Bonaccini, ex presidente dell’Emilia Romagna, che ha dichiarato che la presenza di Mollicone nell’aula di Montecitorio “è in sé uno schiaffo alla dignità del Parlamento“, mentre la sua “presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell’istruzione della Camera è impossibile“. Bonaccini ha poi rivolto le sue parole al premier, sostenendo che “se Meloni non lo toglie da lì e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive” e che a quel punto “saremmo di fronte ad un problema ben più grave“.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha dichiarato che le parole di Mollicone “calpestano le sentenze, le istituzioni, il rispetto per i familiari delle vittime e la memoria di un intero Paese“, per poi criticare duramente il comportamento del Presidente del Consiglio: “Anche oggi niente da fare. Meloni ha perso le parole mentre il suo fidato di partito, Mollicone (presidente della Commissione Cultura!) è arrivato addirittura a mettere in discussione le sentenze che parlano chiaro sulla matrice neofascista della strage di Bologna. Un presidente del Consiglio ci mette la faccia di fronte a tutto questo, non va a nascondersi“.
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