I sondaggi politici delineano l’andamento dell’ultima settimana all’insegna della fiducia posta nel governo Meloni. Si registra infatti un nuovo aumento di fiducia che gli italiani esprimono nei confronti dell’esecutivo condotto da Fratelli d’Italia con Forza Italia e Lega. Ma l’apprezzamento è rivolto anche nei confronti della premier stessa, alla guida di Palazzo Chigi dall’ottobre 2022. Secondo i dati rivelati da Dire-Tecnè, il 43% degli intervistati esprime un giudizio positivo, percentuale che cresce dello 0,2% rispetto a una settimana fa e dello 0,9% in un mese.
FdI resta così il primo partito con il 30,1% delle preferenze. Dalle interviste condotte dal 2 e il 3 luglio, si rileva invece una mancanza di fiducia dal 50,1% dei sentiti, in calo dello 0,1% in 7 giorni e -0,4 in un mese. Mentre, resta non si esprime il 6,9% degli intervistati. In merito al consenso espresso per Giorgia Meloni, nel dettaglio, si è rivelato un leggero calo. La premier gode del 46,1% di giudizi positivi, con -0,1 rispetto a una settimana fa e +0,1 su un mese fa.
Leggi Anche
Nel governo di coalizione, boom di crescita per Forza Italia condotto da Antonio Tajani, che sale di mezzo punto e si attesta all’11,1%. Il centrodestra quindi guadagna terreno grazie alla crescita sia di FdI che di FI che traina in avanti la coalizione di governo. Attualmente, il Carroccio dell’altro vicepremier, Matteo Salvini, si colloca all’8,5%, registrando così un lieve aumento, +0,1%.
Gli scranni delle opposizioni invece, colano a picco, o tentano di rimanere a galla. Sia Partito Democratico che Movimento 5 Stelle, calano posizionandosi al 21,6% e al 12%. Leggera flessione anche per Alleanza Verdi e Sinistra dello 0,1%, ma che in assoluto mantiene i livelli dell’ultimo periodo al 6,1%. Per quanto riguarda i partiti più piccoli, Azione incassa un +0,1% e raccoglie il 3,4%,mentre Italia Viva e +Europa vanno giù, rispettivamente di tre e due decimali. Attualmente i due partiti si posizionano al 2% all’1,6%
Sondaggi, il gradimento dei leader
Dal sondaggio di Dire-Tecnè, si analizza anche il gradimento dei leader, dove il premier mantiene il primo posto. Giorgia Meloni, quindi, è sempre molto forte con il 46,1%. Cresce decisamente Antonio Tajani, che al secondo posto sale al 39,5%, con un 0,4% in più rispetto al mese scorso.
Il pentastellato Giuseppe Conte però sale al 30,7% (+0,1), posizionandosi al terzo posto della classifica. Mentre, restano fermi rispettivamente alla quarta e quinta posizione, la segretaria dem, Elly Schlein, scende al 29,7%, perdendo lo 0,2% in una sola settimana, e il leader della Lega al 26,9%. Carlo Calenda è al 19,7%, Angelo Bonelli al 16,1%, Nicola Fratoianni al 15,8%, Riccardo Magi al 15,6%. Chiude Matteo Renzi al 13,4%.
Zanda: “Conte e Schlein non hanno carisma”
Proprio sulla posizione stagnante del Pd, si esprime al Corriere della Sera, Luigi Zanda, uno dei fondatori del partito dem, che tenta di delinearne i motivi. “I partiti sono stati trasformati in movimenti comandati da leader che parlano per slogan. Anche il Pd è caduto in questa trappola“, specificando come “a destra l’unica leader è Giorgia Meloni, che però non riesce a fare la presidente del Consiglio per tutto il Paese e lo fa solo per la sua parte“.
All’opposizione di Schlein e Conte, a detta di Zanda, “non hanno né la forza politica, né il credito o il carisma per poter aspirare alla leadership del centrosinistra – rimarca -. Le coalizioni tra partiti e partitini possono funzionare soltanto se c’è un partito forte attorno al quale gli altri possano ritrovarsi. Ma per ottenere questo obiettivo bisogna rinforzare e allargare il Pd mentre mi sembra che Schlein non si occupi molto del partito,
anzi mi sembra che sia infastidita dal centro del suo partito“.
Questo stato di cose il cagliaritano “è uno dei motivi che tiene il Pd inchiodato a quel 21, 22 per cento che gli danno i sondaggi”, spiega esprimendo una certa linea dura con la segretaria dem: “Rispetto Schlein, ma la verità va detta: lei non era iscritta al Pd e per statuto non era candidabile, Enrico Letta ha modificato le regole ad personam alla vigilia delle primarie e lei ha perso tra gli iscritti ed è stata eletta dai non iscritti“.
COn questa rivelazione, Zanda declina la questione quindi nella genesi stessa della segreteria Schlein, “c’era da aspettarsi una gestione unitaria del partito, non di maggioranza. È questo il freno a mano che non apre il dibattito all’interno del Pd“.
© Riproduzione riservata