Il mese di novembre si è rivelato per Giorgia Meloni, e di conseguenza per la maggioranza di governo, un vero e proprio banco di prova. Tra il voto per la commissione Ue, con l’elezione dell’italiano Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo, le elezioni Regionali in Umbria ed Emilia Romagna, la presentazione della Legge di bilancio e gli scontri tra i vicepremier, chi ha pagato il prezzo più caro sono stati la stessa premier e il governo.
Lo rivela il sondaggio mensile del Corriere della Sera, spiegato da Nando Pagnoncelli, che ha evidenziato il calo dei consensi registrato dal governo e dalla Presidente Giorgia Meloni. Entrambi, negli ultimi 30 giorni, hanno subito un calo di 3 punti percentuali rispetto al mese precedente, raggiungendo quota 42% e 43%, soglia più bassa dal 2022, anno di insediamento di questa legislazione. Analizzando i dati riguardanti i partiti, che hanno confermato l’aumento di un punto percentuale per i consensi di Fratelli d’Italia, sembrerebbe che ad affossare l’esecutivo siano stati dei fattori esterni, derivanti proprio dagli eventi che hanno avuto luogo nel corso di questo mese.
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In particolare, sembrerebbe che la sconfitta nelle due Regionali e i continui battibecchi tra Forza Italia e Lega, che si battono individualmente per portare avanti riforme e provvedimenti voluti dal loro partito, abbiano di fatto indebolito la coalizione di governo, almeno agli occhi degli italiani. Inoltre, il voto alla Commissione Von der Leyen bis, che ha ottenuto solamente il 51% dei consensi, potrebbe aver influito sulle opinioni della popolazione italiana. Quest’ultima sarebbe poi influenzata anche dalle decisioni prese dal governo Meloni in relazione alla manovra finanziaria, di stampo difensivo, e non del tutto vicina alle richieste degli italiani.
Sondaggio, FdI di Meloni cresce ancora
Il sondaggio del Corriere della Sera ha portato alla luce situazioni interessanti anche per quanto riguarda la situazione dei singoli partiti. Mentre Meloni e la coalizione di governo presentano difficoltà a mantenere alti i consensi, FdI non sembrerebbe subire le stesse conseguenze, come dimostra l’aumento al 27,7% dell’indice di apprezzamento. Un +1% rispetto ad ottobre che però indica che la strada perseguita fino ad ora continuerebbe a dare i suoi frutti. Particolare anche la situazione di Forza Italia e Lega, altre due forze di maggioranza, che si contendono ormai da alcuni mesi l’ambito posto di seconda forza di governo.
Novembre si è rivelato un mese poco prospero per gli azzurri, che hanno perso quasi un punto percentuale, scendendo all’8% dei consensi e facendosi superare dall’8,7% della Lega, che rimane stabile. Sembrerebbe che gli “strappi” di Antonio Tajani, nel tentativo di recuperare voti da altre forze politiche, anche di opposizione, non abbiano convinto del tutto gli italiani. Inoltre, i voti negativi nei confronti dell’Autonomia differenziata e del taglio del canone Rai, entrambe proposte del Carroccio, potrebbero aver affossato ancora di più il partito forzista.
Tra i partiti di opposizione, continua la crescita del Partito democratico, che aumenta di 1,5 punti percentuali rispetto ad ottobre e raggiunge quota 22,6%. Un risultato che potrebbe essere conseguenza diretta del successo in Emilia Romagna e Umbria, dove le opposizioni sono riuscite a mantenere il controllo. Il Movimento 5 Stelle, ancora colpito dalle conseguenze del drastico calo dei consensi e dalle conseguenze dell’assemblea costituente, segna la perdita di un punto percentuale e si attesta al 13%. Un decremento minimo che dimostrerebbe come il partito sia più debole nelle elezioni locali, ma ancora stabile quando si tratta di elezioni politiche.
Rimanendo sempre tra i pentastellati, a livello di leadership, Giuseppe Conte avrebbe perso il 4% dei consensi, scendendo a 24,5 punti percentuali ed allontanandosi ancora di più dalla segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, che invece rimane stabile al 29%. La situazione potrebbe cambiare nel momento in cui le decisioni prese nel corso dell’assemblea costituente possano essere messe in campo, così da dare avvio alla restaurazione del partito fino ad ora pubblicizzata dal leader del M5s.
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