Renzi punge Calenda, c’è spazio anche senza di lui. La replica del leader di Azione: alle europee andremo divisi. Pd: “Sarà ancora più difficile costruire alleanze”
Nell’ormai fu Terzo Polo è il momento dell’analisi post partita. Un’analisi velenosa dove il mea culpa lascia posto al tua culpa, almeno nelle parole dei leader. Renzi accusa Calenda e rilancia: “Ha deciso lui di non fare il partito unico, ma lo spazio c’è”. Calenda ribatte: “È lui ad aver detto no”. Un gioco ad attribuire all’altro la responsabilità dello strappo. Mentre il malumore serpeggia tra i parlamentari e sale la tensione nei territori.
Per molti, tenere i gruppi uniti a Montecitorio e Palazzo Madama significa lasciare accesa la fiammella “di una possibile evoluzione positiva dei rapporti”. Nessuno, però, è pronto a scommettere sulla tenuta futura in Parlamento. Ed è il segretario di Azione a infrangere qualsiasi desiderio di tregua: “Alle elezioni europee ci saranno due partiti che andranno separati”.
La duplice versione dei fatti
Del resto, il giorno dopo il naufragio del partito unico, i due leader non scelgono toni concilianti. Matteo Renzi rompe il silenzio e da per primo la sua versione dei fatti. “Se confrontate il documento di Azione e il documento con le nostre proposte di modifiche – dice – capirete che non ci sono motivi politici per rompere”. Italia Viva smentisce punto per punto la versione di Azione sulla rottura del progetto, dallo scioglimento di Iv alla questione dei finanziamenti, fino alla norma sul conflitto di interessi. E punta il dito contro Calenda: “Rompere è stata una sua scelta personale”. L’ex ministro ammette che “c’e un fondo di verità” nelle voci sull’incompatibilità dei caratteri. E lo incalza: “La smetta di raccontare palle, mentre facevo politica lui era alle Bahamas”.
Gli inviti all’unità, l’apprensione dei parlamentari
Entrambi si dichiarano dispiaciuti per la separazione. Ma l’apprensione sembra venire piuttosto da una fetta dei parlamentari di entrambi i fronti. In gioco c’è la sopravvivenza dei gruppi alla Camera e al Senato. “Per ora – si ragiona in Transatlantico – si resta insieme, però se le posizioni continuano ad allontanarsi…”. Gli inviti di Renzi e Calenda sono per l’unità, ma non si esclude una battaglia all’ultimo senatore, nel tentativo di formare un gruppo autonomo da una parte o dall’altra. Altre fibrillazioni, a poche ore dalla consegna delle liste per le amministrative, si registrano nei territori. Il Terzo Polo si era già scisso a Siena e Siracusa, ma le tensioni rischiano di far saltare l’intesa anche a Brescia. Renzi si mostra allarmato dagli “amici che vogliono rompere le alleanze” e scongiura “i falli di reazione”. Gli esiti, però, non sono scontati.
Elezioni europee, progetti “paralleli e non comunicanti”
Intanto, con lo sguardo lungo alle elezioni europee, i due leader rilanciano il progetto del Terzo Polo, ognuno a suo modo. “Calenda ha deciso che il partito unico è morto, ma c’è uno spazio: sono a disposizione per un progetto più grande”, spiega il presidente di Italia Viva. Tra i parlamentari del gruppo, la sensazione è che il progetto finora condiviso possa essere perseguito sia da Renzi che da Calenda “su binari paralleli e non comunicanti”.
Preoccupazioni nel Pd
Al centro, gli umori sono contrastanti e la contesa è aperta. Da Forza Italia c’è chi guarda con ironia. “Tutti vogliono fare il ‘polo moderato’ che deve sostituire Berlusconi – dice Gasparri – ma lui è come la Settimana Enigmistica: vanta innumerevoli tentativi di imitazione, tutti falliti”. Emma Bonino ricorda Calenda come “l’uomo dei voltafaccia” e avverte: “Una casa dei liberali, riformisti e democratici c’è già ed è +Europa”. E nel cosiddetto campo largo? Il M5s, con Appendino, “è orgoglioso di essere sempre stato lontano” dal Terzo Polo. Tra i deputati del Pd, invece, c’è preoccupazione. “Sarà ancora più difficile costruire alleanze a partire da un’opposizione compatta”, fa notare qualcuno.