L’inarrestabile avanzata della siccità continua ma a livello nazionale c’è una carenza d’acqua potabile pari a 2,9 miliardi di metri cubi. Eliminare il sale dall’acqua del mare sembra essere l’unica arma: ma il Bel Paese non ha ancora un quadro normativo
I primi a sfruttare impianti per dissalare l’acqua del mare per renderla potabile sono i Paesi del Medio Oriente e attualmente questa tecnologia è utilizzata in 183 Paesi in tutto il mondo.
Sono circa 16 mila gli impianti in funzione che producono acqua potabile per un totale di 78 milioni di metri cubi al giorno. I maggiori produttori, secondo le stime dell’International Desalination Association, si trovano in Medio Oriente (47% della produzione), seguono l’Asia Orientale e del Pacifico con il 19%, mentre il sud est asiatico si ferma al 3%. Nord America, America Latina e Caraibi producono complessivamente il 18% di acqua dissalata dal mare. L’Europa Occidentale il 10% e quella Orientale solamente il 2%, così come l’Africa Sub sahariana.
Nell’ultimo mezzo secolo le tecnologie e i piani per la desalinizzazione hanno cominciato a svilupparsi, ma in Italia ancora non è presente alcun quadro normativo e, anzi, molte proposte vengono addirittura ostacolate e gli impianti vietati.
Situazione paradossale considerato l’ampio potenziale della dissalazione in Italia. Società come Althesys e Webuild si sono interessate all’argomento e, infatti, quest’ultima ha comunicato di voler presentare al governo un progetto con alcune idee concrete per arginare il problema siccità.
L’economista Alessandro Marangoni spiega: «La dissalazione costituisce oggi una risposta reale e attuabile in tempi brevi all’emergenza idrica: si tratta di una tecnologia industrialmente matura, economicamente competitiva e sostenibile grazie alla ricerca e alla complementarità con le energie rinnovabili. Nonostante le ragioni economiche e ambientali che la sostengono, questa soluzione viene invece frenata da un quadro normativo e socio-politico sfavorevole. Per svilupparla è pertanto necessaria una maggior attenzione da parte delle istituzioni e degli enti locali sul fronte infrastrutturale e un quadro normativo adeguato».