Caos Scuola, il ddl Valditara non convince Pd e M5S: “Confuso e frettoloso”

Valditara ha presentato una nuova filiera formativa tecnologico-professionale che vuole permettere agli studenti di imparare sul campo ed essere pronti alla professione a seguito del diploma. Un'iniziativa che secondo il Pd e il M5S nasconde numerose lacune ed è destinata a fallire

Redazione
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Il ddl filiera tecnico professionale o ddl Valditara ha provocato numerose polemiche all’interno del Movimento 5 Stelle, i cui deputati hanno profondamente criticato il contenuto e la possibile applicazione della riforma pensata dal ministro dell’Istruzione e del Merito. Gli istituti tecnici, che potrebbero essere rinomina in “tecnologici“, assumere un volto e un valore totalmente nuovi. Gli anni di scuola per gli alunni si ridurrebbero a 4, con la possibilità di proseguire con due anni di specializzazione. I programmi sarebbero totalmente diversi rispetto al passato, con una maggiore attenzione all’alternanza scuola lavoro e ai laboratori, anche con la possibilità di avere in cattedra docenti provenienti dalle aziende.

Un piano che potrebbe attivarsi già da settembre, ma su cui i pentastellati nutrono numerosi dubbi. “Con questo provvedimento la scuola viene ridotta a luogo per sfornare lavoratori, quasi dovesse sostituire i centri di addestramento professionale del passato” ha dichiarato il deputato M5S Gaetano Amato, sostenendo che il Movimento “si oppone e continua a credere in nella scuola come luogo di formazione di persone con pensiero critico per orientarsi in un mondo sempre più complesso“.

Cosa prevede il ddl Valditara?

Il ministro dell’Istruzione ha presentato una nuova filiera formativa tecnologico-professionale che vuole mettere in campo un’offerta integrata che incroci i percorsi di istituti tecnici e professionali con i percorsi di istruzione e formazione professionale regionali. Una sorta di modello ibrido che punterebbe alla formazione di lavoratori che dopo il diploma siano pronti a dare avvio alla loro professione.

Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito
Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito

La novità principale riguarda appunto la durata del percorso scolastico, ridotta a quattro anni, insieme alla costituzione di un programma che sia valido e performante per gli studenti. Lo scopo, infatti, è quello di offrire agli alunni una formazione vicina alle esigenze del mondo del lavoro e che allo stesso tempo permetta a chi lo desidera di proseguire gli studi, grazie a corsi di istruzione terziare degli Its Academy, così che in 6 anni sia possibile ottenere un titolo di alta specializzazione tecnica.

Le critiche del Pd e del M5S al ddl Valditara

I deputati pentastellati hanno criticato in primis il ministro Giuseppe Valditara per essersi presentato in ritardo alla discussione del ddl, sottolineando che se ritiene realmente che questa sia “una riforma epocale” allora dovrebbe presentarsi in aula. Parlando poi del contenuto del provvedimento, i pentastellati hanno sottolineato che “in assenza di risorse pubbliche si punta ai finanziamenti privati da parte dell’industria territoriale“, che però dal loro punto di vista non saranno realmente degli investimenti perché “non ci sarà alcun affiancamento di lavoratori nel corso della formazione e l’azienda potrà avvalersi di risorse continue da parte delle scuole“.

Inoltre, secondo la vicecapogruppo Vittoria Baldino, “la parola ‘addestrare‘ contenuta in un ddl dedicato alla scuola tradisce la visione complessiva che il Governo ha del Paese” perché “tassello dopo tassello si vuole svuotare lo Stato e piegare i cittadini“. La deputata del M5S ha sostenuto che anche le riforme dell’Autonomia, del Premierato e l’abolizione del Reddito di cittadinanza agiscono in questo senso, per cui “con questo ddl siamo solo davanti ad un altro mattone del muro“.

Scontento della riforma anche il Partito democratico, che ha definito “confusa e frettolosa” la proposta del ministro Valditara. “Non sono state minimamente prese in considerazione le numerose sollecitazioni arrivate nel corso delle audizioni” ha infatti dichiarato Ilenia Malavasi del Pd, sostenendo che “il Governo, nei mesi scorsi, ha inviato alle scuole una circolare per l’adesione ad una sperimentazione quadriennale, nonostante il parere negativo pronunciato dal consiglio superiore della pubblica istruzione“.

Malavasi ha poi nuovamente critica l’urgenza con cui è stato trattato il ddl, che avrebbe portato all’adesione di soli 171 istituti, tutti in Regioni con progettualità avanzate. “Si tratta di un dato sconfortante che dimostra la mancanza di chiarezza degli obiettivi del governo“, ha concluso la dem.

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