Schlein non abbandona il sogno unitario: a Milano un incontro con Sala per “ricostruire la sinistra”

"La destra è andata al governo e fa la destra, noi dobbiamo ricostruire la sinistra, continuare con questo lavoro di ricucitura ed è un lavoro difficile" ha dichiarato la leader del Pd

Redazione
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La segretaria del Pd Elly Schlein non ha intenzione di abbandonare il suo sogno “testardamente unitario“, ovvero quello di creare una coalizione di centrosinistra che possa realmente divenire un’alternativa al governo di Giorgia Meloni. Eppure, la strada dell’ex astro nascente del Pd sembra essere più in salita di quanto preventivato. L’apertura a Matteo Renzi ha allontanato Giuseppe Conte, che ormai da settimane rivendica il suo veto su Italia Viva, sostenendo che se questa è presente nella coalizione allora non c’è posto per il Movimento 5 Stelle.

Tra rancori del passato e timori del presente, i pentastellati non sembrerebbero avere intenzione di coalizzarsi con i renziani, neanche se questo potrebbe voler dire la vittoria alle prossime elezioni politiche. Proprio su questo punto, gli esponenti del M5S nutrono diversi dubbi, come avrebbero dimostrato le dichiarazioni di Conte: “Ovunque va, Renzi fa perdere il 4-5% dei voti, lo dicono tutti i sondaggi“. Insomma l’ex Presidente del Consiglio ha le idee ben chiare e vorrebbe che anche i piani di Elly Schlein venissero alla luce nella loro interezza: “Deve dire se sta con Renzi, e devo dirlo pubblicamente“.

La segretaria dem, però, ha deciso di non esprimersi, continuando a lavorare per cercare alleati e per costruire un’alternativa. Il nomecampo largosembra essere stato debellato del tutto, ma il suo principio rimane e con esso le prospettive di vittoria alle prossime Regionali e poi alle Politiche.

Schlein e l’incontro con Beppe Sala a Milano

La segretaria del Pd ieri è stata a Milano dove, oltre ad aver incontrato i rappresentanti delle imprese, ha avuto un colloquio con il sindaco Beppe Sala. “Ci siamo confrontati sulle politiche industriali, che mancano a questo Paese e che mancano ahimè a questo governo. La prima priorità è come ridurre i costi energetici che vedono in Italia i prezzi più alti di tutta Europa” ha spiegato il volto dei democratici, chiarendo che l’impegno nella costruzione di un’agenda politica di sinistra continua senza interruzioni.

Secondo alcune indiscrezioni dei media, inoltre, sembrerebbe che il sindaco del capoluogo lombardo abbia intenzione di creare una nuova realtà politica che potrebbe essere un nuovo sostegno del Partito democratico. In questo senso, Schlein sarebbe impegnata a cercare nuove leve che possano realmente esserle d’aiuto nel suo piano di costruzione di “un nuovo modo di fare politica“.

Giuseppe Sala, sindaco di Milano
Giuseppe Sala, sindaco di Milano

Si ipotizza, infatti, che mentre il centro inizia a cambiare forma, con partiti che perdono e acquistano parlamentari – Azione, Italia Viva e Forza Italia – le altre realtà politiche si stiano riorganizzando intorno ad un nuovo asse centrista, che appoggi il Pd alle prossime elezioni del 2027. “La destra è andata al governo e fa la destra, noi dobbiamo ricostruire la sinistra, continuare con questo lavoro di ricucitura ed è un lavoro difficile” ha infatti dichiarato la leader del Pd.

Lo scontro sulle nomine Rai

L’ultima spina nel fianco della plausibile coalizione di centrosinistra è stato il voto per le nomine del nuovo Consiglio d’amministrazione Rai. Il Pd e il M5S hanno infatti percorso due strade diverse: il primo ha deciso di non partecipare al voto, il secondo è riuscito a far eleggere nel Consiglio un nome da esso presentato. Per capire come si è giunti a questo punto è però necessario fare un passo indietro di alcuni mesi. Il centrosinistra, prima della pausa estiva, aveva espresso la volontà di rimandare il voto a dopo l’applicazione della riforma della governance della tv pubblica.

Una richiesta da legge nell’ottica del report Ue sullo Stato di diritto che aveva lanciato un inquietante allarme sulle condizioni della libertà di stampa in Italia. Le opposizioni sembravano unitarie in questo senso, finché il momento del voto non è arrivato. M5S e Avs hanno quindi deciso di cambiare posizione, scegliendo di votare per evitare che il centrodestra avesse carta bianca sulle nomine, mentre Pd, Azione e Iv si sono astenute, continuando a chiedere a gran voce la riforma della governance. Si sarebbe venuta così a creare una spaccatura che potrebbe aver messo a dura prova la coalizione di centrosinistra, che dimostra ogni giorno di più la sua eterogeneità.

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