Scroscio di applausi nella sede del Nazareno dove Elly Schlein ha dato il via alla Direzione nazionale del Pd. La riunione è, infatti, iniziata con la relazione della Segretaria del partito con l’augurio di pronta guarigione a Papa Francesco, nella consapevolezza di quanto sia importante che “torni a far sentire la sua voce in un mondo attraversato da tensioni e conflitti“.
Schlein: “Meloni deve dire da che parte sta”
Alla Direzione nazionale, Schlein ha affrontato punto per punto le spinose questioni sociali, politiche e geopolitiche che sono protagoniste nei dibattiti delle ultime settimane. Partendo dagli Stati Uniti e dal Governo Meloni, la Segretaria dem ha fermamente rimarcato come il Pd difenda il “multilateralismo e la cooperazione contro la legge del più forte“, che invece la destra del Presidente americano sta portando avanti “a colpi di motosega” e attaccando l’Unione europea con il “falso storico” dell’essere nata “per fregare gli Usa” come detto da Trump.
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Invettive di un certo peso che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha commentato rappresentando per Schlein un fatto “gravissimo” nonché sintomo dell’incapacità della premier di prendere le parti. “Meloni – puntualizza infatti la dem – deve dire se vuole indossare la maglia dell’Europa o il cappellino di Trump“, perché sembrerebbe più a suo agio “nelle convention con le motoseghe che con i colleghi europei“. Un atteggiamento e “un silenzio a testa bassa per non contraddire Trump” che starebbe creando imbarazzo, “relegando il nostro Paese ai margini del contesto europeo“.
Non siamo nel Far West
La Segretaria del Pd rileva che sia giunto il momento di scegliere per la premier che si era “affrettata a dire che sarebbe stata la pontiera tra Trump e l’Europa“, ma il passo è breve “tra essere la prima della classe o la vassalla di progetti di disgregazione europea“.
Elly Schlein tiene il punto spostando il discorso sul conflitto ucraino sul quale è necessario pretendere un’Ue diversa, compatta per la pace e che compia “uno sforzo diplomatico per sedere al tavolo delle negoziazioni“, perché “non siamo nel far west, la pace non può essere imposta sulle terre rare e sui satelliti“. Il Pd, al contempo, non permetterà alla “disinformazione” di Donald Trump e di Elon Musk usata come arma politica di “riabilitare gli aggressori e umiliare gli aggrediti”.
Medesima vicenda verificatasi all’Onu, con il tentativo da parte di Trump “di riscrivere la storia“, che non deve essere condivisibile in nessuna delle sue parti. Infatti, “quando torneremo al governo per noi Trump non sarà niente di simile a un alleato“, afferma con fermezza Schlein.
Ue, la difesa comune non deve essere a scapito della spesa sociale
Per quanto riguarda l’ipotesi di procedere ad unica voce in fatto di difesa comune dell’Unione, la Segretaria dem avverte del rischio di andare ad intaccare la spesa sociale e sarebbe “un grave ed imperdonabile errore“. Proprio per questo, essendo a favore di una difesa comune, Schlein propone di sviluppare un Next generation Ue, ossia un Recovery Fund, entro cui poter sviluppare tale difesa unica europea, “che non è la corsa al riarmo di ogni singolo Stato“, ma significherebbe mettere insieme competenze e progetti di sviluppo comuni, nell’ottica di “spendere meglio e insieme“.
Voto in Germania, Schlein: “Un muro di divisioni sociali”
Rimanendo in contesto europeo, la Segretaria del Partito Democratico commenta l’esito delle elezioni in Germania avvenute lo scorso 23 febbraio che hanno visto arrivare primo Friedrich Merz, dell’Unione Cristiano-democratica. Secondo Schlein, sul voto tedesco avrebbero avuto influito le condizioni economiche dei cittadini e la sensazione di insicurezza sul futuro prossimo. “Fa impressione vedere le mappe del voto – dice l’esponente dem – come se alle urne fosse riemerso un muro invisibile“, costruito sulle divisioni sociali non affrontate e risolte fino in fondo.
Nei vari collegi e stati tedeschi, effettivamente, si nota subito una tendenza, ossia che la Germania è divisa in due blocchi colorati, che seguono la vecchia separazione tra Germania est e ovest, dove in quasi tutti i distretti elettorali degli stati occidentali ha vinto la Cdu, mentre in quelli orientali ha vinto l’estrema destra di Alternative für Deutschland, AfD capitanato da Alice Weidel. “Se c’è un filo – commenta Schlein – che unisce l’internazionale dei sovranisti è il voler sabotare l’integrazione europea. Perché il progetto europeo è nato in antitesi con quello che i sovranisti rappresentano“.
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