Schlein affonda i centri in Albania: “Fallimento, abbiamo speso 800 milioni per lasciarli vuoti”

Elly Schlein, in una intervista a La Stampa, ha raccontato quanto ha potuto osservare nella sua visita nei centri di Schengjin e Gjiader in Albania, sottolineando lo spreco economico che questi continuerebbero a provocare, a causa delle inadeguatezze del governo Meloni

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Abbiamo toccato con mano il fallimento dell’accordo con l’Albania che viola i diritti umani e le leggi europee“, ha esordito così la segretaria del Pd, Elly Schlein, in una intervista a La Stampa, subito dopo il suo ritorno da Schengjin e Gjiader, i due centri albanesi costruiti dal governo Meloni per ospitare i migranti provenienti da Paesi sicuri e recuperati nel Mediterraneo. La visita a sorpresa della leader dem, accompagnata dal responsabile sicurezza del Pd, Matteo Mauri, ha quindi permesso alla democratica di comprendere fin dove è giunta “la bandierina ideologica della destra piantata sul nulla“.

Schlein ha quindi voluto riproporre tutti i fattori di rischio che il Protocollo Italia-Albania porterebbe con sé. In primis la spesa ingente che le casse dello Stato hanno dovuto e ancora oggi continuano a sopportare. “Abbiamo visto un centro vuoto per costruire il quale sono stati spesi 800 milioni di euro che avremmo potuto usare per pagare 700 insegnanti o infermieri“, ha infatti tuonato Schlein, sottolineando nuovamente il presunto fallimento dell’operazione.

I centri sono vuoti, in quanto al momento non è possibile il trattenimento di migranti che provengono da Paesi che al normativa europea ritiene non sicuri. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma, in tutti e due i casi in cui un gruppo di migranti è stato trasportato in Albania. Lo scontro tra giustizia e politica è ancora in corso, ma intanto in Albania vi sono agenti, operatori, e professionisti stipendiati senza un compito da svolgere. “Il centro è vuoto e lo resterà perché il governo non ci manderà nessuno prima del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea“, ha quindi tuonato Schlein, mettendo in luce quella che è per le considerabile una costosa contraddizione.

Schlein: “Mediterraneo è mare condiviso, serve responsabilità condivisa

La segretaria ha poi proseguito affrontando in generale la questione dei migranti, chiarendo che la politica migratoria dovrebbe essere riconosciuta in una linea comune dei Paesi Ue che si affacciano sul Mediterraneo. Secondo la leader dem, infatti, quest’ultimo è un mare condiviso e in quanto tale “richiede una responsabilità condivisa“. In questo senso, secondo la segretaria “chi entra in Italia entra in Europa“, secondo lo stesso modello che è stato finora organizzato per i migranti ucraini.

Schlein ha infatti ricordato che la guerra russo ucraina ha permesso all’Ue di scoprire che è possibile organizzare delle rotte per far muovere liberamente i migranti attraverso le frontiere, per cui questo sistema è utilizzabile anche per gli immigrati che giungono via mare. Trattando poi della reticenza della popolazione italiana a continuare ad accogliere, la segretaria ha sostenuto che questa può essere superata solamente grazie a delle politiche efficaci.

Oltre all’inclusione sociale e all’accoglienza diffusa, chiediamo il salario minimo“, ha infatti dichiarato Schlein, sostenendo che tramite una legge che permette l’eliminazione del dumping salariale con chi lavora irregolarmente sarà possibile evitare la guerra tra poveri ed eliminare una parte del problema. Sul problema dei fondi, Schlein non mostra alcuna preoccupazione ma preferisce attaccare una delle ultime proposte del governo alla Legge di bilancio: “In queste ore il governo sta pensando ad aumentare lo stipendio dei ministri mentre non fa nulla per chi non arriva a 9 euro all’ora, la soglia dello sfruttamento“.

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