Caso Visibilia, opposizioni inforcano il rinvio a giudizio. Magi (+Europa): “Santanché ha fallito su tutta la linea”

Sulla possibilità di dimissioni spontanee, invece, la ministra conferma che queste potrebbero arrivare solamente se dovesse essere confermato anche il rinvio a giudizio per un altro ramo del caso Visibilia, quello legato all'accusa di truffa all'Inps sulla cassa integrazione dei dipendenti nel periodo Covid

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Le rassicurazioni e la tranquillità del passato iniziano a vacillare all’interno dell’esecutivo Meloni a causa di un nuovo imprevisto a cui è necessario trovare una soluzione. La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è indagata per falso in bilancio all’interno del caso Visibilia e dovrà quindi andare a processo. La conferma è arrivata il 17 gennaio scorso, dopo la decisione della giudice per l’udienza preliminare di Milano, ed è stata immediatamente comunicata al Presidente del Consiglio.

La condanna dalle opposizioni

Giorgia Meloni, quindi, deve ora prendere una nuova decisione: allontanare o no Daniela Santanchè dal suo ruolo? Le opposizioni, guidate da Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, sembrano avere già le idee chiare e invocano le dimissioni immediate della ministra, pena una terza mozione di sfiducia. “Meloni che urlava allo scandalo e chiedeva dimissioni per tutti ha perso di nuovo la voce di fronte ai suoi amichetti di partito? E’ da mesi che deve imporre a Santanché di uscire dal governo“. Così il leader pentastellato richiama l’attenzione sul caso denunciando che non è possibile avere alla promozione del Turismo e dell’Italia una ministra rinviata a giudizio per falso di bilancio e con una “pesantissima inchiesta oer truffa allo Stato sui fondi Covid“.

Una situazione che fa particolarmente scaldare Conte che continua: “Fratelli d’Italia ci dava dei criminali sulla gestione della pandemia ora restano in silenzio di fronte a pesanti accuse che riguardano esponenti del loro partito“, conclude il presidente del M5s scagliando un “Sono senza vergogna“.

Sulla medesima scia, anche Riccardo Magi commenta indignato la vicenda. “E’ una ministra che ha fallito su tutta la linea ed è anche gravata da conflitti di interesse sulle materie di cui dovrebbe occuparsi e di cui si è occupato il suo ministero in modo fallimentare“, tuona il segretario di +Europa, a margine della camera di consiglio partecipata sui referendum alla Corte Costituzionale. “Oggi – conclude il deputato – si aggiunge un motivo di inopportunità politica, lo diciamo da garantisti anche perché si possa meglio difendere nel processo e perché non metta in imbarazzo le istituzioni.

Caso Visibilia, Giorgia Meloni e Daniela Santanchè
Caso Visibilia, Giorgia Meloni e Daniela Santanchè

Mentre Palazzo Chigi riflette, invece, non giunge alcun messaggio di solidarietà alla ministra, quasi un segnale di quella che potrebbe essere la decisione presa dal premier. Nel corso della giornata sono state rilasciate solo brevi dichiarazioni. Prima da Antonio Tajani, poi da Matteo Salvini e infine da Edmondo Cirielli che finalmente conferma “stima e fiducia” a Daniela Santanchè.

Oggi, piuttosto, ad esprimere parole di supporto è stato Attilio Fontana, che si è detto “assolutamente garantista” per cui lo sarà “a maggior ragione con il ministro“. Nel commentare il rinvio a giudizio di Santanché, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Statale, il governatore lombardo ha tenuto a sottolineare che “il nostro ordinamento dice che una persona è colpevole soltanto alla fine dell’ultimo grado di giudizio“. Infatti, Fontana ricorda la vicenda, conclusasi da poco, che aveva visto indagato il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, il quale “se avesse dovuto seguire queste indicazioni, avrebbe dovuto dimettersi, salvo poi essere assolto in maniera piena e completa“.

La ministra del Turismo Daniela Santanchè
La ministra del Turismo Daniela Santanchè

Daniela Santanché, in una intervista al Corriere della Sera, conferma di non aver ancora parlato con il premier, sottolineando però che questo sia dovuto ai numerosi impegni della premier e non a qualche tensione nell’aria da risolvere. Sulla possibilità di dimissioni spontanee, invece, la ministra conferma che queste potrebbero arrivare solamente se dovesse essere confermato anche il rinvio a giudizio per un altro ramo del caso Visibilia, ovvero quello legato all’accusa di truffa all’Inps sulla cassa integrazione dei dipendenti nel periodo Covid.

Santanchè: “Se Meloni me lo chiede mi dimetterò

Nel corso della sua intervista, Daniela Santanché si dice “tranquillissima“, quasi un ricordo di qualche settimana fa, quando il rinvio a giudizio era solo un’ipotesi. La ministra del Turismo continua a sostenere che le accuse nei confronti della gestione di Visibilia Srl “non esistono” a livello imprenditoriale. Si tratta di un “reato valutativo“, estremamente complesso da affrontare ma su cui Santanchè può vantare un’assoluzione nel 2018. Ora però c’è una nuova grana all’orizzonte che potrebbe aggravarsi decisamente se l’altro fascicolo, riguardante la truffa all’Inps, si trasformasse in un processo.

In quel caso, infatti, la titolare del ministero del Turismo riconosce le “implicazioni politiche” che ne deriverebbero e comprende la dura decisione che dovrebbe essere presa. Intanto, però, il secondo filone di indagini rimane solo un’ipotesi e Santanchè rimane dunque aggrappata al suo ruolo, nella consapevolezza di dover attendere la decisione di Giorgia Meloni. “Se il mio Presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò“, ha sottolineato la ministra, ricordando però l’immediato sostegno che dal suo punto di vista avrebbe ottenuto dai suoi colleghi.

Il governo si è compattato“, ha infatti sostenuto la ministra, evidenziando come tutta la Lega, Forza Italia, Noi moderati e anche Matteo Renzi si siano espressi a suo favore, ricordando come per il momento non vi sia alcuna condanna. Quindi, non resta da fare altro se non attendere. Da un lato Santanchè deve aspettare i risultati giuridici delle sue inchieste, mentre dall’altro deve tenere sotto controllo il telefono, nella consapevolezza che da un momento all’altro potrebbe giungere una telefonata piuttosto spiacevole.

Le riflessioni di Giorgia Meloni

Secondo fonti vicine al Presidente del Consiglio, questa non sarebbe affatto soddisfatta dell’esito dell’udienza della Corte di Milano. Dopo Fitto e Sangiuliano, infatti, il premier potrebbe essere costretta a dire addio ad un altro dei suoi ministri, proprio nel mezzo della sua legislatura. Sulla questione, però, si continua a riflettere cercando anche di mantenere un certo riserbo sulla faccenda. Meloni, quindi, fa giungere agli esponenti di maggioranza la richiesta di non commentare l’accaduto, mentre si cerca di fare chiarezza sui pro e i contro delle dimissioni di Santanchè.

Vertice Albania, Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

La preoccupazione principale, però, riguarda il possibile rinvio a giudizio per il caso di truffa all’Inps. Si ipotizza, considerando anche le parole del premier nel corso della conferenza stampa di inizio anno, che Meloni possa chiedere le dimissioni della ministra. L’annuncio, però, potrebbe arrivare solo tra qualche giorno a causa della lontananza di quasi tutte le parti interessate dalla situazione. Ignazio La Russa, molto vicino a Santanchè e con cui Meloni vorrebbe discutere della faccenda, si trova ad Hammamet in Tunisia per l’anniversario di morte di Bettino Craxi, mentre il Presidente della Repubblica si trova ad Agrigento, per cui è impossibile far giurare in tempi brevi un nuovo ministro.

Nel mezzo, c’è la consapevolezza della partenza a breve del premier, che nei prossimi giorni volerà a Washington per assistere dal vivo alla cerimonia di insediamento di Donald Trump. Lasciare il Paese con un vuoto di potere a capo di un ministero, però, non convince Palazzo Chigi che, quindi, potrebbe attendere e continuare a valutare le sue mosse. Mentre tutto è ancora incerto, si inizia già con il toto nomi del possibile successore di Santanchè. Al momento, il favorito è Gianluca Caramanna, attuale vice della ministra e uomo del turismo in Fratelli d’Italia. In tutta questa situazione, infatti, sembra che solo un concetto sia sicuro: il ministero resterà nelle mani del partito di Meloni.

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