Dal terzo Rapporto civico sulla salute, che l’organizzazione Cittadinanzattiva ha presentato oggi a Roma al ministero della Salute, con la presenza del Ministro Orazio Schillaci, emerge una situazione del settore sanità in crisi. I dati presentati sono il risultato di 24.043 segnalazioni dei cittadini nel 2023, oltre che dei monitoraggi, delle indagini e delle analisi dell’organizzazione su singole tematiche e delle fonti derivanti da studi e analisi prodotte da soggetti istituzionali, accademici o della ricerca.
Sanità, le testimonianze dei cittadini
Le testimonianze dei cittadini hanno rivelato tempi di attesa veramente assurdi e che raccontano della condizione critica della sanità in Italia. C’è chi ha parlato dell’attesa di 468 giorni per una prima visita oculistica classificata come programmabile, da eseguire entro 120 giorni; chi di 480 giorni per una visita di controllo oncologica in classe non determinata; chi di 300 giorni d’attesa per una visita oculistica di controllo in classe breve, da fare entro 10 giorni.
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E ancora le testimonianze continuano con l’attesa di 526 giorni per un ecodoppler tronchi sovraortici in classe programmabile, da erogare entro 120 giorni; 437 giorni per un intervento di protesi d’anca da fare entro 12 mesi; addirittura di 159 giorni per sottoporsi a un intervento al tumore alla prostata classificato come B, quindi da fare entro 30 giorni.
Anna Lisa Mandorino, la segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha ribadito la necessità per la sanità pubblica di risorse maggiori e continuative, “dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese”. Ha aggiunto che bisogna anche capire in che modo vengono spese le risorse, “visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati e che sono state di recente approvate riforme senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni”.
Cure primarie e assistenza di prossimità
Del totale delle segnalazioni, il 14,2% tratta delle cure primarie: queste mostrano un quadro di difficoltà con il medico di famiglia o pediatra, a causa o del poco tempo a disposizione o delle scarse informazioni fornite ai cittadini. Sono diverse le segnalazioni di chi non riceve un appuntamento in tempi ritenuti “congrui” o parla di visite troppo corte, nelle quali non riesce a riferire tutti i dettagli al proprio medico.
Per quanto riguarda le segnalazioni sull’assistenza sanitaria di prossimità, che sono l’11,1% del totale, fanno riferimento soprattutto alle “strutture presenti sul territorio che dovrebbero attivarsi per una presa in carico integrata dei pazienti”. Secondo Cittadinanzattiva le conseguenze positive previste derivanti dagli investimenti sui territori legati al Pnrr e la Riforma dell’assistenza territoriale (Dm 77/2022) “tardano ad arrivare e i cittadini, anche nel 2023, hanno lamentato molte criticità legate all’assistenza sanitaria di prossimità che di fatto anziché ‘prossima’ sembra essere sempre più ‘distante’ dalle loro esigenze”.
Si calcola inoltre che i cittadini che rinunciano alle visite o agli esami a causa dei lunghi tempi d’attesa sono raddoppiati rispetto al 2019, mentre torna ad allinearsi la rinuncia a causa di motivi economici. In totale sono circa 4,5 mln di cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite o accertamenti “per problemi economici, di liste di attesa o di difficoltà di accesso, anche territoriale”. Secondo il report la quota della rinuncia alle prestazioni sanitarie cresce con l’aumentare dell’età, mentre riguardo al genere, la quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini.
Pronto soccorso
Il pronto soccorso resta uno dei gravi problemi della sanità pubblica, con il 13,3% delle segnalazioni totali. Le difficoltà riguardano soprattutto l’Emergenza-urgenza e i pronto soccorso (82,1%). Le segnalazioni denunciano “lunghe attese in chiamata prima di entrare in contatto con l’operatore, sovraffollamento nei pronto soccorso, lunghe ore d’attesa, disorganizzazione nella gestione delle priorità e carenza di personale”.
Secondo l’organizzazione che ha prodotto il report, il settore è peggiorato a causa della carenza di personale, del ritardo nell’impiego dei fondi del Pnrr e della pandemia. I dati ufficiali mostrano che mancano oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri e che i tempi di attesa in ospedale vanno da una media di 111 minuti per i codici bianchi a 147 minuti per i codici verdi. Inoltre molti cittadini, soprattutto in alcune zone del Paese, non riescono a raggiungere un servizio di emergenza urgenza entro 30 minuti: si parla di 3,4 milioni di abitanti.
Il commento di Schillaci
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, è intervenuto alla presentazione del Rapporto di Cittadinanzattiva e ha dichiarato che dai dati presentati “emerge una fotografia sofferente del Servizio sanitario nazionale. Noi abbiamo un atteggiamento rigoroso e chiediamo uno sforzo per invertire la rotta, ma al centro va rimesso il cittadino”. Il ministro ha aggiunto che c’è la necessità di più risorse, che devono essere tracciate, e di un sistema più efficiente. Bisogna “tappare un serbatoio pieno di buchi che sono anche l’incapacità organizzativa. Alcune Regioni per le liste d’attesa non hanno speso neanche i soldi messi dal precedente Governo e da questo” ha concluso.
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