Sangiuliano in lacrime al Tg1: “Pronto alle dimissioni, ma Meloni mi ha chiesto di restare’”

Il ministro della Cultura si scusa pubblicamente al Tg1 e respinge le accuse di utilizzo improprio di fondi pubblici, ma l'opposizione chiede spiegazioni in Parlamento e nuove rivelazioni gettano ombre sul governo

Redazione
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Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, si è presentato ieri sera al Tg1 per un’intervista esclusiva in cui ha affrontato pubblicamente lo scandalo che lo vede coinvolto. In lacrime, Sangiuliano ha chiesto scusa agli italiani e alle persone a lui care per l’imbarazzo causato dalla vicenda, ma ha dichiarato con fermezza di non avere intenzione di dimettersi, a meno che non gli venga chiesto direttamente dalla premier Giorgia Meloni. “Sono disponibile a dimettermi un minuto dopo che Meloni me lo chiede”, ha affermato, aggiungendo che ha fornito alla premier prove documentali per dimostrare che si tratta solo di “gossip”. Meloni, dal canto suo, gli avrebbe chiesto di andare avanti e di “dire sempre la verità”, rassicurandolo sulla sua fiducia.

Durante l’intervista, durata circa 20 minuti, il ministro ha negato categoricamente qualsiasi utilizzo improprio di fondi pubblici per coprire le spese di viaggio con Maria Rosaria Boccia, imprenditrice e influencer con la quale Sangiuliano ha ammesso di aver avuto una relazione. “Non sono ricattabile“, ha ripetuto il ministro, mostrando al direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, documenti bancari e biglietti di viaggio per dimostrare che le spese sono state coperte con il suo denaro personale.

Il Partito Democratico è stato il primo a scagliarsi contro la decisione della Rai di dare spazio al ministro. La senatrice Simona Malpezzi ha duramente criticato la scelta della Rai, sostenendo che la tv di Stato, finanziata dai contribuenti, sia stata messa a disposizione di Sangiuliano, il quale, anziché riferire in Parlamento sul caso Boccia, ha occupato la prima serata con l’approvazione della premier. Malpezzi ha poi aggiunto: “La tv di Stato al servizio del potere: non stanno facendo la storia. Stanno infangando le istituzioni”. A seguire, quasi tutte le forze politiche dell’opposizione si sono unite al coro delle critiche.

Il Partito Democratico ha ribadito la sua posizione con una nota congiunta dei parlamentari del gruppo in Vigilanza Rai, affermando che i “quindici minuti di intervista a un ministro su fatti sui quali le opposizioni hanno chiesto di riferire in parlamento non sono altro che un uso privato del servizio pubblico“.

Anche il Movimento 5 Stelle ha reagito duramente, con una dichiarazione congiunta dei propri esponenti nella Commissione Vigilanza, annunciando l’intenzione di portare la questione all’attenzione della stessa commissione. “La soap opera triste con protagonista il ministro della cultura trova questa sera uno spazio abnorme sul primo telegiornale della tv pubblica”, hanno dichiarato i pentastellati, aggiungendo che “oltre 10 minuti in cui Gennaro Sangiuliano usa il più importante tg della Rai per autoassolversi”.

L’offensiva è stata lanciata anche da Italia Viva. Il leader Matteo Renzi ha commentato l’accaduto sui social media, sottolineando come “in un Paese civile un ministro riferisce in parlamento, non al Tg1”. Sulla stessa linea la deputata Maria Elena Boschi, che ha incalzato: “Siamo oltre TeleMeloni”. Boschi ha inoltre sottolineato che “mai nella storia del servizio pubblico è stato stravolto un palinsesto e data una tribuna di 15 minuti a un ministro per un uso privato”, invitando a convocare i vertici della Rai in commissione di Vigilanza.

Anche Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha preso posizione, evidenziando “l’esigenza che sia l’autorità giudiziaria a chiarire questa vicenda”.

Nonostante le scuse pubbliche e le dichiarazioni del ministro, l’opposizione non è soddisfatta. Il PD insiste sulla necessità di chiarimenti in Parlamento, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, e altri esponenti del centrodestra, continuano a sostenere Sangiuliano. Tuttavia, alcune voci nel governo, come quella del ministro della Giustizia Carlo Nordio, invitano alla cautela, segno di una crescente tensione all’interno della maggioranza.

Intanto, l’opposizione sfrutta l’occasione per aumentare la pressione sul governo, chiedendo chiarimenti istituzionali e minacciando un esposto in procura. La vicenda rischia di allargarsi ulteriormente, con nuove prove e dichiarazioni che emergono dai protagonisti della storia, lasciando intravedere un possibile scontro politico di vasta portata.

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