Il raduno della Lega a Pontida ha donato a Matteo Salvini uno spazio privilegiato per affrontare i temi dell’attualità politica che più gli stanno a cuore e soprattutto per sancire insieme a sette leader della destra Ue una “santa alleanza dei popoli europei“, che si prefigge di rinnovare il patto corale tra i partiti sovranisti dell’Unione che collaboreranno per raggiungere obiettivi comuni. Matteo Salvini sembra soddisfatto sul palco di Pontida, nonostante parte della luce dei riflettori sia stata occupata dall’ex generale Roberto Vannacci, osannato dalla folla di militanti leghisti, che hanno chiesto strette di mano, selfie e anche baci sulla guancia.
Salvini non sembrerebbe infastidito dal successo del deputato europeo, troppo impegnato a dimostrare ai suoi colleghi Ue che un’alleanza tra i partiti sovranisti può solo portare a successi. I leader che sono giunti da tutta Europa a Pontida, in provincia di Bergamo, sembrano estatici e soprattutto convinti che il piano presentato dal vicepremier leghista possa funzionare. “Matteo ti amo” avrebbe detto l’olandese Geert Wilders, dimostrando la sua vicinanza alle idee del leader leghista e annunciando: “È arrivato il momento di fare un nuovo giuramento a Pontida con tutti i patrioti europei“.
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Insomma, Salvini ha raccolto le simpatie dei suoi colleghi, tra cui anche Viktor Orban, ma anche quelle degli iscritti e dei militanti del suo partito, accorsi in massa per partecipare al raduno e per assistere al discorso del loro leader. Il ministro dei Trasporti ha parlato per circa 20 minuti, un tempo inferiore rispetto alle Pontida degli scorsi anni, tralasciando alcuni argomenti e concentrandosi su altri. Il Ponte sullo Stretto non è stato nominato nel corso del raduno, ma autonomia e processo Open Arms sono state le due questioni principali che hanno scandito la giornata di ieri in territorio bergamasco.
Salvini: “L’Autonomia è realtà e indietro non si torna“
Il palco di Pontida è stato sfruttato dal leader leghista per difendere la riforma dell’Autonomia differenziata, duramente avversata dalle opposizioni e in parte anche da Forza Italia. Il ministro, però, ci tiene a sottolineare che lo scorso giugno tale proposta è diventata legge e che quindi è ora superfluo cercare di fermarne l’applicazione. “Dopo 30 anni di battaglie, l’autonomia è realtà e indietro non si torna” ha dichiarato il vicepremier leghista, sostenendo che la maggioranza continuerà a lottare affinché l’Autonomia veda la luce.
I militanti leghisti sembrano convinti delle parole di Matteo Salvini e degli altri esponenti del partito che si avvicendano sul palco. Uno dei presenti indossa una maglia con la scritta “L’Italia non è una e non lo sarà mai“. Il padre dell’Autonomia differenziata, Roberto Calderoli, ha calcato il palco di Pontida portando con sé numerose domande sui motivi della contrarietà alla riforma. Uno di tali quesiti è stato rivolto a Forza Italia, anche se non citata direttamente: “Io capisco le opposizioni, capisco meno qualche alleato che ogni giorno dice che si deve riflettere e che bisogna aspettare i Lep“.

A favore dell’Autonomia si sono espressi anche il governatore veneto Luca Zaia e il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Il primo è salito sul palco accompagnato dalla bandiera con sopra il leone di San Marco e pronto a chiarire che il Veneto è “per l’equa divisione del benessere ma non per l’equa divisione del malessere“. Una risposta a tutti coloro che hanno criticato la Regione, accusandola di volersi staccare dalle Regioni meno abbienti d’Italia per poter sfruttare la meglio la propria ricchezza. Il governatore lombardo ha invece sottolineato che si è ormai giunti a “un punto di non ritorno” e che l’Autonomia non serve solo per una questione economica, ma anche per “sentirsi più liberi a casa nostra“.
Salvini: “Open Arms? Andrò avanti a testa alta“
Il leader della Lega non ha poi potuto evitare di affrontare la questione del processo Open Arms che lo vede accusato di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio a causa di un ritardo nello sbarco di circa 170 migranti a bordo della Ong che dà il nome al processo. Salvini rischia fino a sei anni di carcere, oltre ad un risarcimento pari a un milione di euro. Il vicepremier, però, non ha intenzione di patteggiare e il raduno di Pontida diventa così un enorme slogan.
“Difendere i confini non è reato“, scritto in italiano e in inglese, è il messaggio che tappezza il palco e che Salvini non smette di ripetere ormai da settimane. “Andrò avanti a testa alta. E anche in caso di condanna, processano chi ha fatto il suo dovere, ma non possono processare un intero popolo. Anzi, la santa alleanza dei popoli europei che oggi nasce a Pontida” ha quindi urlato Salvini dal palco, raccogliendo gli applausi e la solidarietà dei presenti.
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