“La difesa dei confini non è un reato“, Matteo Salvini lo dichiara con un certo orgoglio in un’intervista a Libero in cui analizza e spiega passo passo quali sono dal suo punto di vista i motivi che lo avrebbero portato a processo con le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito a 147 migranti di sbarcare a Lampedusa, durante il suo mandato di ministro dell’Interno. Secondo il vicepremier leghista, il processo “Open Arms” non sarebbe altro che un accanimento nei suoi confronti portato avanti dal centrosinistra, che non avrebbe accettato i successi del precedente governo.
“Il processo di Palermo non è un processo al segretario della Lega o all’ex ministro, ma un processo all’Italia e alla coerenza di chi ha fatto quello che aveva promesso” ha infatti tuonato il leader leghista, spiegando i dati che darebbero supporto alla sua teoria. Salvini ha ricordato come dal primo agosto 2017 al31 luglio 2018 con Marco Minniti del Pd al Quirinale gli sbarchi siano stati 42.700 e nello stesso periodo dal 2019 a 2020 con Luciana Lamorgese sono stati 21.618, mentre dal 2018 al 2019, ovvero quando c’era lui stesso alla guida del Ministero dell’Interno, gli sbarchi si sono ridotti a 8.691.
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Quindi, l’ipotesi di Salvini è che a fronte di questo successo il centrosinistra abbia deciso di attaccarlo, facendogli rischiare fino a 15 anni di carcere. Salvini, però, non ha intenzione di lasciarsi intimorire e prosegue quindi le sue battaglie politiche. sottolineando la necessità della riforma dell’Autonomia differenziata, dell’aumento dell’assegno minimo pensionistico e della lotta all’eliminazione del motore endotermico.
Salvini: “Open Arms è un processo contro l’Italia“
“Ho rispettato la parola con gli elettori, che chiedevano di fermare gli sbarchi, diminuendo le tragedie nel Mediterraneo” ha sostenuto Salvini, sottolineando come il processo nei suoi confronti non sia altro che un’ingiustizia data dalla volontà di “vendicarsi della sinistra“. Secondo il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture si tratterebbe di “una mossa disperata“, già vista nei processi contro Silvio Berlusconi. Di fronte a questa vendetta, però, la Lega si sarebbe già mobilitata.
Nei prossimi due fine settimana, infatti, il partito ha organizzato in varie città d’Italia una serie di mobilitazioni e raccolte firme per mostrare la contrarietà dei cittadini ad un processo che ha solo lo scopo di intimorire. Salvini ha poi cercato di minimizzare la questione, sostenendo che “è imbarazzante dover pensare a questo processo” mentre il governo continua a portare a casa grandi risultati e successi. “Stiamo affrontando sfide importanti – ha ricordato il vicepremier leghista – i dati macroeconomici sono positivi: tasso di occupazione al 62,2%, disoccupazione ai minimi storici al 6,8%“.
Salvini, quindi, non è presente all’udienza di oggi, ma al suo posto si recherà un manipolo di leghisti, con l’obiettivo di trasformare il processo “nello show dal titolo ‘ la linea politica non si processa’“. Un’azione che potrebbe ricordare quelle di Donald Trump e su cui Salvini punta molto, soprattutto per l’effetto mediatico che questa potrebbe avere. Il fulcro della protesta, costruito dall’ex sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, riguarda l’impossibilità di “processare la linea politica di un governo sull’immigrazione, e quindi non da attribuire esclusivamente al ministro dell’Interno“.
Accusa: “Il contrasto all’immigrazione clandestina non è parte di questo processo“
L’assenza di Matteo Salvini all’udienza di oggi a Palermo è spiegata dagli stessi leghisti, i quali hanno difeso il loro leader sostenendo che questo sia sempre stato presente alla maggior parte dei processi, ma che oggi la sua presenza sarebbe stata superflua poiché l’incontro prevede la sola requisitoria dell’accusa, alla presenza dei legali del viceministro.
Il procuratore Calogero Ferrara, nel corso dell’udienza ha però voluto mettere in chiaro alcuni passaggi, andando a sconfessare alcune delle dichiarazioni del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Il pm ha infatti chiarito che “il contrasto all’immigrazione clandestina e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non hanno nulla a che vedere con questo processo“, perché questo in realtà si concentra sulla ricostruzione del quadro giuridico interno e internazionale del soccorso in mare.
“Qui siamo in tre elementi Sar – Search and rescue (ricerca e salvataggio, ndr), l’1, il 2 e il 9 agosto, e addirittura un quarto che si verifica a ridosso di Lampedusa, dal 14 agosto in poi, quando viene consentito l’accesso a Open Arms nelle acque territoriali italiani” ha spiegato Ferrara, aggiungendo che questi sono stati confermati dal Tribunale dei ministri quando ha concesso l’autorizzazione a procedere.
Inoltre, nel corso della requisitoria, il pm è stato piuttosto duro, sottolineando che “in base alle convenzioni internazionali in presenza di un evento di soccorso in mare anche i criminali o i terroristi, presunti o reali, non possono essere lasciati in mare. Anche loro devono essere salvati“. Ferrara ha poi aggiunto che le normative e le convenzioni in atto dispongono che si debba procedere ai Safe and rescue per portare i migranti in salvo a terra, nel Place of Safety che a volte non è detto sia il posto più vicino.
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