Il disegno di legge costituzionale sulla separazione della carriere tra pm e giudici è stata approvata in Consiglio dei Ministri. Un successo per la maggioranza di governo che ha portato a compimento una delle tante promesse elettorali. Soddisfatti Meloni, Tajani e Nordio, più scettici gli esponenti delle opposizioni, sul piede di guerra l’Associazione Nazionale Magistrati (Anm). Si tratterebbe di una riforma “pericolosa” secondo la vicepresidente Alessandra Maddalena e di un cambiamento che non porterebbe “nulla di positivo per i cittadini“, secondo il segretario del sindacato dei magistrati Salvatore Casciaro.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non sembra minimamente toccato dalle critiche e dalle accuse dell’Anm. Anzi ci tiene a sottolineare che dal suo unto di vista la magistratura non verrà indebolita dalla riforma, ma lo è già stata da “gli scandali e dal fatto che su quegli scandali non è stata fatta luce completa“. Nordio, insomma, crede nella riforma della Giustizia e crede che i cambiamenti che questa apporterà saranno realmente utili ai processi giudiziari italiani.
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A sostenere le convinzioni del ministro della Giustizia, c’è ovviamente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, ospite della trasmissione Dritto e Rovescio, ha sottolineato che “la separazione delle carriere tra pm e giudici favorisce un maggior equilibrio tra accusa e difesa e valorizza il principio di terzietà del giudice“. Nulla di nuovo, se non il tentativo di spiegare sempre meglio a chi non se ne intende, cosa comporti realmente il ddl approvato in Csm. Sembrerebbe, però, che oltre alla maggioranza anche un parte degli italiani sia favorevole alla riforma, come dimostrano le cinquemila firme depositate al Ministero della Giustizia.
Le spiegazioni di Nordio e Meloni sulla riforma della Giustizia
Carlo Nordio, ospite di Cinque Minuti, ha spiegato che gli scandali della magistratura sono dal suo punto di vista uno dei nemici più grandi del sistema della giustizia italiano. Il ministro ha tirato in ballo il caso Palamara, chiarendo che sulla questione “tutto quello che è rimasto nascosto ha suscitato molti e giustificati sospetti“. La riforma della Giustizia quindi si inserisce in questo quadro, con l’obiettivo di “scardinare e ridurre il peso delle correnti in modo fondamentale“, rompendo “il legame tra elettore ed eletto“.
Proprio a riguardo di questa ultima questione, il premier Meloni ha ricordato che “in passato è accaduto che il giudice riproponesse pari pari la richiesta del pm e la sentenza è stata annullata, liberando l’imputato senza sapere se fosse colpevole o innocente, allungando il processo“. Il presidente del Consiglio, poi, commenta anche la proposta di togliere al Csm il controllo del settore disciplinare: “È accaduto che i magistrati non venissero mai fatti oggetto di provvedimenti disciplinari anche di fronte a casi macroscopici, come il caso del giudice che durante una festa si è fatto baciare i piedi da un avvocato che poi è diventato suo imputato al processo“.
La raccolta firme che mitica le critiche dell’opposizione
Se Nordio e Meloni sono convinti della riforma, così come la maggioranza di governo, non si può dire lo stesso delle opposizioni. Calenda ha dichiarato di voler “valutare con attenzione il testo del governo” per capire “se sarà in linea con la nostra proposta” di votare a favore. Renzi è stato più drastico ed ha parlato di una “epocale presa in giro“, mentre Pd e M5S hanno definito la riforma un “duro colpo all’autonomia e all’indipendenza della magistratura“.
Insomma, a sentir parlare le opposizioni sembrerebbe che il ddl sia voluto solo ed esclusivamente dal centrodestra. Uno strano caso, però, potrebbe cambiare la retorica della questione. Ieri mattina il capo ufficio stampa della Fondazione Luigi Einaudi ha consegnato al capo ufficio stampa del Ministero della Giustizia un elenco di cinquemila firme verificate di cittadini italiani che si sono dichiarati favorevoli alla riforma della Giustizia.
“Nel congratularci con lei per l’avvenuta approvazione in Consiglio dei ministri dell’atteso disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere – si legge nella nota che accompagna l’elenco – ci fa piacere farle avere le circa cinquemila firme, verificate, di cittadini che hanno sottoscritto il nostro ddl, molto simile al suo“. Si comprende quindi che il testo è riferito allo stesso ministro Nordio, al quale la fondazione ha voluto evidenziare: “Saremo al suo fianco nel monitorare l’iter legislativo e nel caso pungolare i parlamentari affinché si arrivi alla definitiva approvazione della legge costituzionale“.
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