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Renzi disposto a tutto per la “tenda riformista”: apre a Calenda e Tajani

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La nostra sfida sono le politiche del 2027” e “il nostro obiettivo è presidiare l’area riformista“. Quando si parla di forza del centro sinistra, Matteo Renzi vuole esserne il fautore ritenendosi “il centro che rende la sinistra una coalizione non sbilanciata su Avs, 5 Stelle e Pd“. Insomma, l’apertura dell’assemblea nazionale di Italia Viva a Genova ha definito in poche e nette parole desideri, linea e strategie che il leader punta a realizzare e mantenere.

Lo schema Renzi verrebbe svolto nell’ottica della realizzazione di un’alternativa al governo Meloni dove, a detta dell’ex premier, la sinistra non basta ma serve anche un centro: “Quello che chiamiamo tenda riformista“. Si tratterebbe di uno spazio ritagliato al centro delle forze politiche “che sia forte“, perché “se la sinistra fa la sinistra va tutto bene nel riempire le piazze ma non si vincono le elezioni“, spara a zero il leader di Iv portando l’esempio della vicenda della Regione Liguria. Quindi, per vincere occorre che ci sia qualcuno “che al centro faccia la differenza, e la vogliamo fare insieme agli amici della tenda riformista”.

La “tenda riformista”

Alla domanda se sotto questa “tenda” ci fosse spazio anche per Azione, con cui a Genova si è alleata nel campo progressista che sostiene la giunta della neoeletta sindaca SilviaSalis, Renzi risponde: “Non mettiamo veti su nessuno. Talvolta li subiamo”. Anche Azione si, noi non mettiamo veti su nessuno mai“. Insomma, un’apertura a Carlo Calenda che non passa di certo in sordina e che ha sbaragliato le aspettative, e che declina nella volontà di un partito che vuole fare la differenza.

Ma l’ex premier non pone veti proprio a nessuno, neanche a Forza Italia, che però deve “decidere che cosa pensa“. Il leader di Iv si dice “abbastanza allibito da quello che sta facendo il vicepremier e ministro Tajani” spiegando come “gli faccio le domande in Parlamento e non risponde“, quindi “voi avete capito che cosa vuole fare?“.

E Renzi ritorna sul dossier ius scholae, che lo scorso 2 luglio è stato oggetto di conflitto. “Dice che vuole lo ius scholae ed è pronto a tutto, venerdì la Meloni lo richiama e sabato torna indietro“, fa notare. “Fa quasi tenerezza“, scherza il leader fiorentino riportando anche l’esempio della questione Irane e nucleare e conseguente conflitto con Israele, che il vicepremier forzista ha gestito con modalità che sono diventate spunti di beffa. “Ha detto – ricorda Renzi affondando con una certa verve – tranquilli l’attacco non è imminente e il giorno dopo hanno attaccato. E poi in televisione ha detto a me non mi ha avvisato nessuno. Dicono che faccia il ministro degli esteri ma a me sembra ciccio pasticcio“.

Il “Decalogo del buon senso” di Renzi per Meloni

Ovviamente, nell’intervento di inizio lavori, non poteva non mancare qualche minuto dedicato al Presidente del Consiglio. E con la sua solita ironia si concede varie stoccate indirette. “Cara Giorgia, le dieci regole da rispettare quando si è presidente del Consiglio“, afferma Matteo Renzi delineando quello che ha definito un decalogo per ricoprire il ruolo di premier che lancia dal palco, come un insieme di regole che guardano al piano nazionale. Un “decalogo del buonsenso“, lo rinomina lui, diretto alla premier.

Regola uno: non si scappa dalle domande in Parlamento – dice Renzi ritornando sulla argomentazione che Meloni non riferisca abbastanza in Aula – regola due non si intercettano i giornalisti. Regola tre non si spiano i fidanzati anche se ex. Regola quattro non si usano gli aerei di Stato per i violentatori e torturatori, regola cinque non si mettono gli incapaci al governo nemmeno se cognati o ex cognati“.

Insomma, una serie di indicazioni che con ironia e scherno sollevano le principali questioni in corso di discussione e al centro delle attuali polemiche politiche. E continua: “Regola 6 non si dicono bugie alla stampa estera, regola 7 non si entra nelle scelte del mercato con il Golden Power ‘ad capocchiam’, regola 8 non si danno le carceri in mano ai sadici, regola 9 Non si bara sui numeri economici, regola 10 non si usa il garantismo a giorni alterni“.

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