“Se la sinistra si unisce e la destra italiana ha un ‘Farage’, da qui ai prossimi mesi è tutta una lenta caduta per Meloni. Perché ha perso posizioni in Europa: lei aveva tre grandi amici, Sunak, Orbàn e Vox. Da tutti e tre, per una ragione o per un’altra, non ha più un sostegno, né un gruppo forte in Ue”, dice Matteo Renzi a Repubblica, intervistato a Londra al suo esordio al Tony Blair Institute, del quale è diventato consulente strategico.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, delinea una situazione critica per Giorgia Meloni, attuale presidente del Consiglio italiano. La perdita di alleati strategici in Europa, come il Primo Ministro britannico Rishi Sunak, il Primo Ministro ungherese Viktor Orbàn e il partito spagnolo Vox, rappresenta un duro colpo per la sua posizione internazionale e per la sua influenza all’interno dell’Unione Europea. Secondo Renzi, questa mancanza di sostegno e di un gruppo forte nell’Ue potrebbe determinare una graduale perdita di potere per Meloni nei prossimi mesi.
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Alla domanda se si riferisse a Matteo Salvini come possibile ‘Farage’ italiano, Renzi risponde: “Può darsi, ma è più difficile. Salvini alla fine si accomoda. Secondo me potrà essere un Vannacci che decide di fare il terzo incomodo come Farage in Gran Bretagna alle ultime elezioni. Oppure potrà essere la destra radicale, che farà pagare a Meloni il suo presunto abbandono della linea tradizionalista”. Renzi allude così a una possibile frattura all’interno della destra italiana, con figure come Vannacci che potrebbero emergere come elementi di disturbo, simili a Nigel Farage nel contesto britannico, o una rinascita della destra più estrema che potrebbe contestare la leadership di Meloni.
Le parole di Renzi continuano con un elogio per la leader del Partito Democratico, Elly Schlein: “Dall’altra parte ecco invece la bravura di Elly Schlein. Schlein dice ‘no veti’, a differenza di Letta per cui ‘Renzi mai’, dopo lo ‘stai sereno’… Poi governare sarà un problema successivo, magari finirà come l’Unione di Prodi ma il messaggio di Schlein è perfetto perché a me e agli altri, come Fratoianni o Conte, lei dice ‘niente veti’ ed è una formula vincente”. In questo contesto, Renzi sottolinea l’approccio inclusivo di Schlein, che rappresenta un cambiamento rispetto alla gestione più divisiva di Enrico Letta. Questo, secondo Renzi, potrebbe costituire una strategia vincente per la sinistra italiana.
Renzi è convinto che per Meloni siano sorti due problemi fondamentali: “Il tema dell’autonomia, che stanno sottovalutando. Anche se il referendum non fa il quorum, è un problema pazzesco per lei. Terza: la questione economica, perché la presidente del Consiglio non riesce a chiudere il bilancio”. Questi due temi, l’autonomia regionale e la gestione economica, rappresentano sfide significative per Meloni. Renzi prevede che “i prossimi 12 mesi saranno complicati per Meloni. Perciò voglio dare una mano all’opposizione, pur sapendo che non potrò essere in prima linea. Quindi il fatto di avere tante chiamate internazionali, mi aiuta molto, perché fuori dall’Italia riconoscono il lavoro che abbiamo fatto. E per me, Tony Blair è il top”. In questo scenario, Renzi si impegna a sostenere l’opposizione, pur riconoscendo le limitazioni del suo ruolo diretto, valorizzando invece i suoi contatti e riconoscimenti internazionali come una risorsa preziosa.
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