Il leader di Italia Viva accusa il pentastellato di aver sollevato commenti social ostili. E sul progetto del Terzo polo conferma l’idea di renderlo un’iniziativa a lungo termine
Appare piuttosto deciso Matteo Renzi quando, alla domanda posta ad “Agorà” su Rai Tre su quale candidato sceglierebbe per una collaborazione per nuove riforme istituzionali. La risposta è tutti, persino con quel «discutibile personaggio che risponde al nome di Giuseppe Conte, che l’altro giorno mi ha minacciato di violenza fisica».
Il leader di Italia Viva si riferisce alle parole del pentastellato durante un comizio ad Agrigento, in cui invitava l’ex democratico a presentarsi nelle piazze italiane senza scorta per parlare con i cittadini e cittadine e sentire le loro idee. Immediata la replica di Renzi che, a quanto pare, si è rivolto persino alla ministra degli Interni, Luciana Larmorgese, per denunciare i fatti.
Oggi il volto del Terzo polo torna a parlarne, senza mollare la sua presa di posizione. È inaccettabile che un ex premier venga minacciato da un altro ex premier, dice, fino ad agitare la rivolta civile se sarà abolito il reddito di cittadinanza: «I miei social fioccano di minacce di morte e percosse. Il comportamento di Conte è semplicemente irresponsabile».
Non ha parole di stima nemmeno nei confronti dell’operato di Conte durante il suo mandato al governo. Parlando del disastro nelle Marche come «evitabile», Renzi dà la colpa al presidente del M5S, colpevole di aver chiuso l’Unità di missione creata durante il suo esecutivo.
Renzi, Conte e le divergenze sul reddito
Il leader di Italia Viva non esita a rimarcare il fallimento del reddito di cittadinanza: uno scandalo, un fallimento che viene confermato dai numeri. «Con i governi Renzi e Gentiloni ci sono stati 1,2 milioni di posti di lavoro in più. Con i governi Conte il saldo è negativo», afferma.
A detta di Renzi, infatti, la misura voluta dal M5S non contrasta la povertà, ma rende i cittadini sudditi di un ricatto di governo. Grande concentrazione da parte del Terzo polo nella creazione di nuovi posti di lavoro e nell’abolizione della misura sussistenziale del reddito.
Un progetto a lungo termine
L’asse del Terzo polo che ha unito Renzi e Calenda nasce come un’alternativa per le elezioni, ma Renzi non esclude la possibilità che possa tramutarsi in un impegno a lungo termine. Solo superando il 10%, afferma l’ex premier, l’alleanza IV-Azione avrebbe un senso che la porterebbero a essere una concreta realtà politica.
Decisivi i prossimi appuntamenti elettorali: le amministrative 2023, le europee 2024 e le regionali 2025. L’occhio strizza verso il modello Macron, con la creazione di una fazione che spolpi la destra e gli elettori delusi da essa, ma al contempo raccolga l’elettorato riformista del centrosinistra.
Ed è proprio contro il suo ex partito che Renzi se la prende: «Non so se il Pd prenderà il 21 o il 22%, non so se Letta aumenta i voti del Pd, ma sicuramente ha aumentato le tasse, avendo alzato l’Iva dal 21 al 22%». Infine, poi chiede un confronto a 4 in televisione fra i volti delle principali forze politiche dell’appuntamento del 25 settembre.