“Non userò clava inchieste per regolare i conti contro un avversario politico. Per noi Massimo D’Alema è un cittadino innocente”. Così Matteo Renzi, in un editoriale sul Riformista
“Non troverete in queste pagine nessun articolo riguardante l’avviso di garanzia a Massimo D’Alema. Non vogliamo leggere le sue intercettazioni sui giornali, non vogliamo vedere pubblicati i suoi estratti conto, non vogliamo conoscere i messaggi che si è scambiato con i suoi finanziatori cui speriamo non abbiamo perquisito le case, non vogliamo sapere quanto e come ha pagato la barca o la tenuta in cui produce il suo vino”. Così Matteo Renzi, in un editoriale sul Riformista.
Renzi: “Siamo garantisti, non scegliamo scorciatoie tipiche del giustizialismo”
“Per noi – scrive l’ex premier – Massimo D’Alema è un cittadino innocente: per noi e soprattutto per la Costituzione italiana. A differenza di quello che ha fatto D’Alema in molti passaggi della sua carriera politica non useremo la clava delle inchieste per regolare i conti con un avversario politico. Noi siamo garantisti davvero. E questo giornale non ospiterà nessun gioco di sponda tra uffici giudiziari e redazioni che in passato sono stati strumentalmente utilizzati anche dalla parte politica guidata dall’allora onorevole Massimo D’Alema. Colui che disse: “Renzi cadrà per via giudiziaria e i problemi arriveranno da Napoli” sappia – conclude Renzi – che questo giornale non parteciperà al suo linciaggio. Perché noi amiamo la politica e siamo garantisti, non scegliamo le scorciatoie tipiche del giustizialismo”.
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D’Alema indagato su vendita di navi e aerei militari in Colombia
L’ex premier si riferisce all’inchiesta sulla vendita di navi e aerei militari in Colombia, che vede indagati Massimo D’Alema e l’ex amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo. Con loro anche Giuseppe Giordo, ex direttore del settore Navi di Fincantieri, e Gherardo Guardo, nella veste di contabile di D’Alema. La Digos di Napoli, su disposizione della procura partenopea, ha effettuato una serie di perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici dei quattro. Il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto, dunque, di aprire un’inchiesta.
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