Matteo Renzi non è intenzionato ad accettare tacitamente le accuse sollevate dal direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, sull’ipotesi di un complotto tra partiti di sinistra, giornali allineati e magistrati militanti contro Arianna Meloni, sorella del Presidente del Consiglio. Il leader di Italia Viva lo ha confermato già ieri, con un post sui suoi canali social, in cui ha smentito la notizia ed ha a sua volta accusato la maggioranza, in particolare il partito di Fratelli d’Italia e la famiglia del premier, di voler “cercare fantasmi dove non ci sono“.
Non esisterebbe alcuna intenzione di indagare Arianna Meloni, sulla quale Italia Viva ha solo sollevato dubbi politici, nell’ipotesi che alcune delle nomine proposte dal partito fossero in qualche modo a lei vicine. Tra questi dubbi e la possibilità di un’inchiesta giudiziaria, secondo Renzi, la differenza sarebbe immensa. L’ex sindaco di Firenze ha quindi proceduto a spiegare passo passo quali sono stati i momenti che hanno portato pian piano alla costruzione di questo caso mediatico, che oggi continua a far tremare la politica.
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Diversi esponenti del partito, comprese Maria Elena Boschi e Raffaella Paita, si sono uniti a Matteo Renzi per contrattaccare il centrodestra, sottolineando l’infondatezza delle accuse e l’estraneità di Italia Viva al fatto. Secondo l’ex presidente del Consiglio, l’articolo e le polemiche che ne sono scaturite hanno un chiaro intento: fermare le iniziative democratiche di Italia Viva. Renzi non ha però intenzione di piegarsi e chiede innanzitutto che “sia smentito formalmente che ci sia un ruolo del sottoscritto o di Italia Viva in eventuali indagini giudiziarie su Arianna Meloni“.
Renzi: “Le nostre sono legittime domande di un partito di opposizione“
Matteo Renzi ritiene di aver ben chiaro il quadro che ha portato alla pubblicazione dell’articolo a firma Alessnandro Sallusti. L’ex presidente del Consiglio lo ha spiegato sui social, prendendo le distanze da un attacco gratuito che potrebbe diventare estremamente pericoloso. Il leader di Italia Viva ha quindi spiegato che il caso nasce qualche giorno fa quando, a seguito della pubblicazione di un articolo de Il Fatto Quotidiano sull’ipotetica partecipazione di Arianna Meloni a una riunione sulle nomine Rai, la deputata Maria Elena Boschi ha chiesto “di conoscere in commissione di Vigilanza se questa cosa sia vera o meno“.
Qualche giorno dopo, Repubblica pubblica invece la notizia per cui sarebbe in ballo la nomina in Ferrovie dello Stato di un nome di una manager vicina alla sorella del premier. A questo punto, la senatrice Raffaella Paita “chiede di conoscere in Parlamento se questa cosa sia vera o no“. I dubbi delle esponenti di partito si rifanno al fatto che sia le nomine Rai che quelle di Ferrovie dello Stato siano competenza del governo, di cui Arianna Meloni non fa parte. Quale sarebbe la necessità della sua partecipazione? “Fin qui tutto regolare” sostiene Renzi, per poi sostenere che la situazione assume una piega diversa quando interviene Fratelli d’Italia che “inizia ad insultare Italia Viva“.
Attacchi che però il premier riconosce come tentativi di infangare il partito e da cui non ha intenzione di lasciarsi influenzare. “Quelli come noi hanno subito vere e proprie aggressioni giudiziarie e social” ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio, per poi chiudere: “Non sono riusciti a fermarci in anni di fango gratuito, non ci riusciranno ora“.
Italia Viva compatta contro le accuse
La senatrice Raffaella Paita, coordinatrice di Iv, ha definito “pura fantascienza” il ritrovarsi “ad essere accusati di ordire fantomatici complotti giudiziari come hanno fatto Alessandro Sallusti e a ruota lo Stato maggiore“. In tutto il partito però aleggia questa aurea di incredulità, collegata ovviamente alle accuse rivolte a Italia Viva, che continua a dichiararsi estranea all’intera vicenda. Maria Elena Boschi ha parlato di “intimidazione alle opposizioni“, sottolineando che la vicenda sembri direttamente collegata alle domande “scomode” portate avanti dal partito.
Si è poi unito al coro di sdegno anche Enrico Borghi, capogruppo di Iv al Senato, che ha affondato contro la maggioranza: “Evidentemente l’ordine di scuderia uscito oggi dalla masseria è ‘vittimismo e fastidio‘“. Il partito di Matteo Renzi, quindi, resta unito di fronte alle accuse e per ora è l’unico nelle opposizioni ad aver deciso di commentare la questione, allontanandosene.
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