Mancano pochissimi giorni al referendum: l’8 e il 9 giugno gli italiani verranno chiamati alle urne per votare sì o no su 5 quesiti. Ha fatto scalpore un mese fa Ignazio La Russa quando ha rivelato che non sarebbe andato a votare ed ha invitato i suoi elettori a fare lo stesso. Poi Giorgia Meloni, lo scorso 2 giugno, ha spiegato che andrà in seggio ma non ritirerà la scheda. Adesso gli altri membri della politica, sia di destra sia di sinistra, hanno rivelato cosa hanno intenzione di fare in occasione del referendum.
In questa situazione il non presentarsi alle urne può significare anche il mostrare una propria preferenza: ovvero la volontà di non voler far raggiungere il quorum. Ma se così dovesse essere, com’è accaduto per gli ultimi referendum, allora tutto ciò diverrebbe solo un dispendio economico e di risorse.
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Nonostante questo fattore importante, molti membri della destra italiana non hanno timore nel dire che non si recheranno al seggio: alcuni lo hanno fatto platealmente, altri hanno usato dei sotterfugi per nascondere le vere motivazioni per le quali non andranno ad esprimere la propria preferenza.
Referendum: come si schiereranno i politici italiani
Matteo Salvini ha rivelato che l’8 e il 9 giugno sarà all’estero per questo sarà impossibilitato a votare; Antonio Tajani, invece, chiaramente ha spiegato: “Non andrò a votare perché, come previsto dalla Costituzione, credo sia giusto non raggiungere il quorum“; ancora incerto Carlo Nordio che, invece, ha detto che probabilmente non andrà.
Maurizio Lupi di Noi Moderati, ha spiegato che voterà ma sceglierà di mettere 5 no; lo stesso vale per Roberto Occhiuto; invece Matteo Piantedosi non vuole dire prima cosa farà: “Da arbitro di un procedimento elettorale dirò solo all’ultimo cosa farò“.
E mentre i personaggi del mondo dello spettacolo invitano la gente ad andare a votare, si è espresso anche il ministro Giuli, compiaciuto del fatto che questo settore stia facendo propaganda del referendum, ritiene infatti che “è sempre una festa di democrazia quando si celebra un referendum” ed ammette che è molto indeciso sul da farsi.
Invece l’opposizione, come dichiara da tempo, si recherà alle urne e, quasi tutti, voteranno per il sì. Ma ad esempio Michele De Pascale ha rivelato che voterà solo 3 sì (cittadinanza, jobs act e sicurezza sul lavoro); Picierno e Gori invece appoggeranno solo due quesiti (cittadinanza e sicurezza). Anche il M5s ha invitato a votare 4 sì, escludendo il quesito sulla cittadinanza su cui “i cittadini devono avere libera scelta“. Invece Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno annunciato che voteranno sì solo al quesito sulla cittadinanza; scontrandosi con Landini sul tema del lavoro.
Referendum: come si comporterà la Cei
Ha lasciato di sasso Pietro Parolin, il cardinale candidato a diventare Papa, acclamato dal popolo, ha rivelato che non andrà a votare. Nonostante la Cei, in Conferenza episcopale, aveva invitato i cardinali a recarsi alle urne, Parolin ha rivelato che non lo farà.
Poi però ha corretto il tiro rivelando che sono tanti anni che non vota perché si dovrebbe recare al nord, posto da cui proviene, e per questo non riesce mai a salire per l’occasione. La Cei però ha invitato il mondo ecumenico a discernere le tematiche in sede di voto, tra le questioni che riguardano il lavoro e quelle che riguardano la cittadinanza ed anche per evitare divisioni politiche.
Elly Schlein trema, questo referendum le farà capire molte cose
Nonostante Elly Schlein sia ottimista e sia convinta che il quorum verrà raggiunto, pare che in realtà abbia molta paura perché, a prescindere dal risultato, ciò dimostrerà, in parte, quanti elettori riuscirà a spostare. Sebbene sia lei sia altri esponenti dem sono fiduciosi nei confronti dei cittadini, non bisogna non considerare i tanti altri che vengono “spostati” o incitati dalla destra che, invece, invita ad astenersi.
La vittoria a Genova della Salis ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Elly Schlein, convinta che ora stia arrivando un cambiamento e che la sinistra stia per tornare, ma i dati dicono altro e la leader del pd non può troppo sedersi sugli allori, avendo questa situazione che fa da sfondo. Dunque, nonostante non sembra minimamente preoccupata del dopo referendum, la Schlein sa bene che un risultato negativo potrebbe mandare in crisi i dem.
Gentiloni voterà no sul lavoro al referendum
A La Stampa, Paolo Gentiloni ha spiegato che andrà a votare per coerenza e per il ruolo istituzionale che ha ricoperto ma ha rivelato che, sempre per coerenza, sul Jobs Act voterà no; mentre sul quesito cittadinanza voterà sì.
Al tempo stesso, Gentiloni sembra poco soddisfatto di questo referendum che secondo lui non segue i tempi e le richieste dei cittadini: “Dovremo occuparci del potere d’acquisto delle famiglie, anziché promuovere un referendum che sembra una resa dei conti del nostro album di famiglia“.
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