A meno di 24 ore dall’apertura delle urne per il referendum su lavoro e cittadinanza, la politica italiana si trova nuovamente a fare i conti con la labilità del silenzio elettorale. In un momento storico in cui internet velocizza ogni passaggio e comunicazione sembra pressoché impossibile evitare che nel giorno precedente le votazioni si tenti ancora di convincere la popolazione a compiere una scelta piuttosto che un’altra.
Nel caso di questa specifica elezione, però, il contesto sembra più complesso di quelli del passato. A pesare sul referendum dell’8 e del 9 giugno c’è infatti l‘appello di quasi tutto il centrodestra a disertare le urne. Una posizione che è stata assunta dalla stessa presidente del Consiglio lo scorso 2 giugno quando, poco prima dell’inizio della parata, ha sostenuto che si sarebbe recata al seggio ma senza ritirare le schede per esprimere il proprio voto.
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Nordio: “Non andrò a votare, è un diritto costituzionale”
Uno dei casi scatenanti della polemica è stato il commento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che proprio oggi ha deciso di rompere il silenzio e annunciare la sua decisione. “Non andrò a votare. È un diritto costituzionale che non esprime un disinteresse verso l’istituzione, ma, al contrario, esprime un’intenzione politica molto netta di evitare che queste leggi vengano cambiate“, ha spiegato a margine di un’iniziativa a Venezia, scatenando la furia delle opposizioni.
Il centrosinistra, però, non si è risparmiato dal compiere lo stesso gesto di Nordio. Nel giorno della manifestazione a Roma per chiedere il cessate il fuoco a Gaza, già profondamente criticata dal governo in quanto ritenuta un tentativo di fare campagna a favore del referendum, diversi esponenti delle opposizioni hanno espresso nuovamente la loro intenzione di voto. Tra i primi, e più discussi, c’è Pierluigi Bersani, immortalato nel corteo con indosso un cappellino recante la scritta “Referendum, io voto sì“.
A poca distanza è quindi giunta la critica di Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, che ha definito le immagini riguardanti l’ex segretario del Pd una “schifezza morale e legale“. Una critica che però Bersani non ha accolto, chiarendo di aver indossato il cappello solo per proteggersi e non per mandare un messaggio. “C’era il sole, mi hanno allungato un cappellino e l’ho preso“, ha spiegato, prima di affondare: “Se veniva Procaccini e mi dava un Borsalino, mettevo quello“.
Referendum, l’appello dei leader del centrosinistra dal palco di Gaza
La polemica sull’ex deputato europeo si è spenta velocemente per lasciare spazio alle critiche nei confronti di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, organizzatori dell’evento per Gaza. Subito dopo la conclusione dei loro interventi sul palco di piazza San Giovanni, i leader del centrosinistra hanno gridato verso la folla: “Ci eravamo dimenticati, andiamo tutti a votare l’8 e il 9 giugno“.
Un appello che ha permesso al centrodestra di attaccare, sostenendo che l’iniziativa in corso oggi non fosse realmente dedicata al conflitto mediorientale, ma rappresentasse solamente “uno strumento per fare campagna sui referendum nel giorno di pausa e di riflessione prima del voto“, come dichiarato dal capogruppo di FdI in Senato Lucio Malan. Durissime anche le parole di Maurizio Gasparri, capogruppo di FI in Senato, che ha sottolineato come l’appello odierno dei leader della sinistra li “qualifichi come degli autentici bari“.
A seguito di questa 24 ore di polemiche, scandita da appelli, commenti e qualche riflessione più pacata, i cittadini si preparano a prendere la loro decisione. Saranno circa 51 milioni i cittadini italiani che da domani a lunedì potranno recarsi alle urne oppure no, in entrambi i casi prendendo una decisione incontestabile. Resta da capire, poi, quanto le dichiarazioni odierne possano avere influenzato la loro scelta.
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