La macchina del referendum sulla Giustizia si è messa in moto. Dopo l’approvazione definitiva del Parlamento alla riforma della separazione delle carriere, il mondo della politica ha dato inizio ai preparativi per il referendum confermativo. Saranno i cittadini, come previsto dalla Costituzione, ad avere l’ultima parola sul testo. Affinché questo passaggio fosse evitato, infatti, entrambe le riletture alla Camera e al Senato avrebbero dovuto avere la maggioranza di un quinto di voti favorevoli. Circostanza che non si è verificata.
Il centrodestra ha annunciato che il prossimo lunedì avrà inizio la raccolta delle firme tra i parlamentari di maggioranza per chiedere il referendum. Un passaggio che segue la richiesta formale che i capigruppo del centrodestra di Camera e Senato hanno inviato ai rispettivi segretari generali per attivare le procedure e la conseguente certificazione. Per i deputati saranno necessarie 80 firme, mentre per i senatori 40.
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Nella comunicazione dei capigruppo, il centrodestra ha anche indicato 3 deputati e 3 senatori che seguiranno le procedure e andranno poi a depositare, in Cassazione, le firme raccolte. Si tratta di Sara Kelany di FdI, Enrico Costa di FI e Simona Matone della Lega per la Camera e di Marcello Pera di FdI, Erika Stefani della Lega e Pierantonio Zanettin di FI per il Senato.
Oggi, invece, i gruppi parlamentari di Pd, M5S e Avs hanno inviato due lettere al segretario generale della Camera e a quello del Senato per avviare la raccolta firme per la richiesta di referendum popolare sulla separazione delle carriere. I documenti sono stati firmati dai vicepresidenti vicari dei gruppi, ovvero Simona Bonafè, Carmela Auriemma e Marco Grimaldi per la Camera e Alfredo Bazoli, Alessandra Majorino e Tino Magni per il Senato. Dopo la conferma della ricezione delle lettere, anche il centrosinistra potrà dare inizio alla raccolta firme.
Referendum, l’Anm presenta il Comitato per il “No”
Intanto, dall’Anm giunge la volontà di aderire al confronto televisivo proprio dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “L’Associazione nazionale magistrati ci sarà, anche col suo comitato per il no“, ha sostenuto il segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti, su SkyTg24. Il magistrato ha voluto però specificare che il sindacato avrebbe chiesto tale confronto al governo diversi mesi fa, ovvero “quando c’era ancora il tempo di migliorare la riforma e il testo“.
Maruotti condanna l’assenza di dialogo registrata finora, così come la mancanza di una discussione in Parlamento. Ora, con l’arrivo del referendum ci sarà più difficoltà a spiegare ai cittadini gli aspetti tecnici di questo testo. “Sarà un confronto bello e interessante, ma anche difficile per il tema affrontato“, ha spiegato il segretario, chiarendo che sarà impossibile non ragionare per slogan da entrambe le parti.
Anche il presidente onorario del Comitato a difesa della Costituzione per il ‘No’ al referendum sulla giustizia, Enrico Grosso, ha confermato di essere pronto ad un confronti in qualunque momento, anche con la premier Meloni o con l’esecutivo. “Bisognerebbe però cominciare a far sì che del dibattito sulle riforme si riappropriassero i cittadini“, ha poi aggiunto.
Grosso ha spiegato che il comitato non racchiude solo i magistrati, ma tutti coloro che si sentono di partecipare. L’unica categoria esclusa sarà quella dei politici, in quanto “con il nostro no alla riforma non intendiamo lanciare segnali politici a nessuno“.
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