Il primo giorno di votazioni per il referendum si è concluso con un dato piuttosto deludente, almeno per le opposizioni, riguardante l’affluenza alle urne. Solo il 22,7% degli aventi diritto ha deciso di recarsi ai seggi, esercitando quello che è un diritto ma anche un dovere del cittadino italiano. Le urne oggi restano aperte fino alle 15, ma sembra pressoché impossibile che in queste 7 ore si possa recuperare lo scarto e raggiungere il 50% +1 necessario a ottenere il quorum.
L’appello del centrodestra, ad esclusione di Noi Moderati di Maurizio Lupi, sembra aver ottenuto l’effetto sperato, spingendo i cittadini a rimanere a casa nel tentativo di boicottare il referendum. Nel tardo pomeriggio di ieri, anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha deciso di recarsi alle urne, ma senza ritirare le schede, quindi, per una semplice questione di garbo istituzionale. Un esempio che ovviamente potrebbe aver convinto più di qualche cittadino ad allinearsi alla sua posizione.
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I dati raccolti sul territorio italiano, quindi, raccontano la storia di un’Italia divisa non solo dalle stereotipie tipiche di ogni Regione, ma anche dalla risposta agli appelli della politica, che in alcune realtà sono rispettati alla lettera e in altri faticano invece ad attecchire. Inoltre, a pesare sui dati raccolti, vi è la concomitanza del voto con i ballottaggi per Comuni che il 24 e il 25 maggio scorso hanno votato al primo turno, oltre alla consuetudine ormai radicata secondo cui al Nord si voti in maggior concentrazione rispetto al Sud. In questo referendum, però, un dato è controcorrente: quest’anno la Regione ad aver registrato un’affluenza minima alle urne è il Trentino Alto Adige, dove ha votato il 16,5% degli aventi diritto.
Referendum: la mappa dell’affluenza al voto Regione per Regione
Le città e le Regioni che hanno registrato il numero più alto di votanti sono quelle in cui le percentuali del centrosinistra sono più alte. Firenze al 26% e Toscana al 29,6%, Bologna al 37% ed Emilia Romagna al 28,2%, sono i risultati più soddisfacenti della sfida al referendum italiano. Molto meno positivi i risultati di realtà in cui ad avere i consensi più alti è il M5S. La Calabria si attesta al 16,2%, la Sicilia al 16,6%, la Sardegna al 18,5% e il Molise al 18,8%.
Il Mezzogiorno non si è lasciato scalfire neanche dalla consapevolezza che i quesiti sul lavoro riguardavano realtà piuttosto minute, di cui il Sud Italia è pieno. In Campania l’affluenza ieri si è fermata al 20,7% e in Puglia al 20%. Ovviamente, un balzo in avanti è stato compiuto da quelle realtà in cui il referendum era accompagnato dal secondo turno delle amministrative.
In questi casi, quindi, le percentuali di affluenza sono aumentate drasticamente, dimostrando che buona parte dei cittadini giunta alle urne per le amministrative ha deciso di votare anche per il referendum. I risultati più positivi sono stati registrati a Matera e a Nuoro: in quest’ultimo caso però la popolazione è giunta ai seggi per votare il sindaco al primo turno. Alla chiusura dei seggi, comunque, entrambe le città registravano un’affluenza superiore di 20 punti rispetto alla media nazionale.
Nelle Regioni governate dal centrodestra, invece, a farla da padrone è l’astensionismo, anche alla luce dell’appello del governo a non recarsi alle urne. In Piemonte è il 26,4% della popolazione ad andare alle urne, in Liguria il 25%, in Veneto il 19,7%, in Lombardia è il 23,24% e il Lazio è stato il 21,9%. Un panorama variegato che rispecchia nelle singole realtà la disaffezione sempre più radicata che si trova nella popolazione italiana. Per avere un quadro ancora più chiaro della situazione bisognerà attendere i dati che dalle 15 di oggi saranno pubblicati.
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