Nuovi razzi su Unifil feriscono 4 soldati italiani, Tajani: “Inaccettabile”

I feriti non sarebbero in pericolo di vita, avendo riportato solo ferite lievi o escoriazioni; resta però l'indignazione della politica italiana che chiede rispetto per i contingenti di pace presenti sul territorio libanese. Sembrerebbe che i razzi siano stati lanciati da Hezbollah

Redazione
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Un nuovo attacco alla base militare Unifil di Shama, in Libano, ha provocato il ferimento di quattro soldati italiani. Nessuno di essi si troverebbe in pericolo si vita, avendo questi riportato prevalentemente escoriazioni o danni non gravi, eppure resta l’amarezza e la preoccupazione per un contingente di pace che si trova nel mezzo di un conflitto armato durissimo. Al momento sono in corso le indagini per comprendere la dinamica di quanto accaduto e soprattutto per scoprire chi sia l’autore del lancio dei due razzi che avrebbero colpito la base dei peacekeepers.

Secondo le prime informazioni che sono giunte dal Libano, sembrerebbe che i due razzi siano stati lanciati dall’organizzazione terroristica di Hezbollah. Non vi sarebbe stato un bilancio peggiore perché i soldati si sarebbero trovati all’interno del bunker della base, in quanto era scattata l’allerta di livello 3, che segnala i momenti di particolare pericolosità legati ad attacchi tra Israele ed Hezbollah.

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Soldati Unifil in Libano

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani avrebbe immediatamente commentato l’accaduto, sottolineando che “è inaccettabile quanto sta accadendo” e che l’Italia, “così come ha detto ad Israele di prestare la massima attenzione, dice con altrettanta fermezza a Hezbollah che i militari italiani non si possono toccare“. Il ministro ha poi confermato che i soldati italiani feriti non si troverebbero in condizioni preoccupanti, ma che nonostante ciò “è intollerabile quanto accaduto“.

Le reazioni della politica all’attacco a Unifil

Antonio Tajani ha poi proseguito il suo intervento, chiarendo che Hezbollah “non può pensare di giocare con le armi, se non le sanno usare decidano di fare altro” e che deve entrare nell’ottica che “i militari italiani non si toccano“, in particolare perché sono forze di pace e non di guerra. Il vicepremier forzista ha poi sottolineato che l’Italia continuerà a lavorare affinché i militari di Unifil possano svolgere “sempre di più un ruolo di portatori di pace“, evitando di ritrovarsi al centro di situazioni pericolose che non sono dovute al loro operato.

Scontri Bologna, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Immediate anche le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha espresso innanzitutto una “profonda indignazione” legata agli eventi che hanno coinvolto i contingenti dei Caschi blu in Libano, per poi sottolineare la sua vicinanza e solidarietà, così come quella del governo, ai soldati feriti nell’attacco. Il Presidente del Consiglio ha poi sostenuto che “tali attacchi sono inaccettabili” ed ha poi rinnovato il suo appello affinché le parti coinvolte negli attacchi “garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili“.

Durissime le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha definito “intollerabile” la situazione vissuta di Caschi Blu in Libano e che ha specificato la sua intenzione di contattare al più presto il nuovo ministro della Difesa israeliano, “cosa che è stata impossibile dal suo insediamento a oggi“. Crosetto ha poi aggiunto che l’obiettivo della discussione riguarderà proprio le condizioni di Unifil e la necessità che questa non sia più utilizzata come “scudo” per le operazioni militari di Israele e di Hezbollah.

Le parole del portavoce italiano

Il portavoce di Unifil Andrea Tenenti ha rilasciato delle dichiarazioni ai quotidiani italiani in merito all’attacco. “Siamo come un arbitro ferito che continua a fare il suo lavoro. Non vogliamo andare via, pensate a cosa accadrebbe in uno scenario come quello attuale se nel sud del Libano non ci fossero i caschi blu. Dobbiamo rimanere anche in vista del day after, quando finirà questa guerra” ha riferito al Corriere della Sera.

Ha sottolineato come più volte, anche recentemente, si è andati vicino a una soluzione, “manca poco” anche se sul campo il conflitto diventa sempre peggiore. “C’è molta più violenza, si combatte sempre più vicino alle nostre basi che alla fine vengono coinvolte negli attacchi” ha affermato, spiegando che l’attacco di ieri era “semi deliberato. Con la nostra presenza creiamo problemi alle parti in conflitto, ma siamo lì per questo. Ecco perché Israele ci ha chiesto di andare via”. 

Tenenti ha dichiarato che i caschi blu non dialogano con Hezbollah, ma solo con il Libano e Israele, “perché è con loro che è stato deciso il mandato della nostra missione. Il dialogo è continuo: vogliamo tornare alla stabilità nell’area che c’era prima del 7 ottobre scorso. Non è facile. Facciamo quello che possiamo con l’attuale risoluzione”.

Parlando con Repubblica gli viene riferito che il ministro della difesa Crosetto ha detto che l’Idf si fa scudo con le basi Unifil. “Non posso stare dietro a tutto quello che dichiarano i ministri dei cinquanta Paesi che partecipano a Unifil” ha risposto, aggiungendo che “sin dall’inizio abbiamo osservato che i due eserciti sono schierati vicino alle nostre basi, dunque diventa quasi automatico che ci si facciano scudo con noi“. Ha sottolineato che è fondamentale che entrambe le parti della guerra ricordino cherispettare e proteggere i peacekeeper è un obbligo. Non farlo significa violare la risoluzione 1701 e il diritto umanitario internazionale”. Le regole di ingaggio di Unifil “sono adeguate a questa situazione” ha concluso.

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