E’ ancora caso Report, che torna alla ribalta all’indomani di svariate parole, affermazioni e commenti dagli scranni bipartisan. Ed è il giorno dell’audizione per Sigfrido Ranucci sentito in mattinata in Antimafia, che esce da Palazzo San Macuto dopo quello che definito un confronto con la Commissione espresso nella “molta sensibilità, molta attenzione e anche molto rigore nell’analizzare alcuni passaggi” in merito all’attentato subito dal giornalista lo scorso 16 ottobre.
Al momento, rimangono ignoti gli autori della deflagrazione dell’ordigno che fece esplodere la sua auto e quella della figlia, e lo stesso volto di Rai 3 non sa “a quale contesto ricondurre questo fatto“. E nel corso di queste due settimane, tra messaggi di solidarietà espressa da ogni fazione politica per denunciare comunque un attacco alla libertà di parola del giornalismo, si è inserita parallelamente una vicenda che riguarda il Garante della Privacy.
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Ovvero, l’incontro tra Arianna Meloni, capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia, e Agostino Ghiglia, membro del Garante, avvenuto il giorno prima del voto dell’Autorità sulla sanzione a Report per il caso del servizio costruito sull’audio tra l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e sua moglie Federica Corsini, mandato in onda.
E Ranucci non usa mezzi termini per commentare le motivazioni della sanzione ricevuta e pone la questione sul piano dell’interesse pubblico, diritto intrinseco al giornalismo quando si parla di notizie. “Io mi chiedo da giornalista – puntualizza il conduttore del programma d’inchiesta – come fa a non essere considerato di interesse pubblico un audio in cui la moglie di un ministro, che non è una persona privata, ma è una collega Rai come lo sono io, chiede al ministro di intervenire sul suo capo di gabinetto altrimenti si sarebbe sostituita a lui nel chiedere di bloccare una nomina“.
Ebbene, una riflessione che poi si orienta sulla domanda ricevuta in merito ad Arianna Meloni stessa: “Mi sembra che non abbia detto ancora nulla, non ha detto nulla dei contenuti di quei colloqui. Ha espresso però l’idea che secondo lei l’audio che noi abbiamo mandato non era di interesse pubblico“.
Strettamente in merito al fatto dell’incontro tra la sorella del premier e il membro del Garante, e la difesa del suo operato da parte di FdI, con cui si ribadisce che non ci siano state pressioni di stampo politico sulla decisione dell’Autorità, Ranucci ha commentato con un certo piglio sarcastico, chiamando la necessità di mettersi d’accordo sul significato di ente indipendente e garante: “Garante per chi? Per i partiti che nominano i membri o garanti dei cittadini e della libertà di stampa?“.
Detto questo, l’affondo senza troppe esitazioni su Ghiglia. “Io voglio ringraziare Ghiglia, perché Ghiglia è stato l’unico dei tre che hanno votato per la sanzione a Report, ad aver avuto un rigurgito di coscienza, perché probabilmente non voleva sanzionare Report“.
Insomma, Ranucci mette in gioco i sensi di colpa e puntualizza come il lavoro fatto dalla redazione della trasmissione lo abbia dimostrato “perché gli altri invece avevano interesse anche personale o politico nel volerlo sanzionare“. E in questo, per il conduttore di Rai 3, “Ghiglia purtroppo è rimasto, diciamo, vittima del suo rigurgito di coscienza, perché è andato a chiedere che cosa avrebbe dovuto fare ad Arianna Meloni“.
Intanto, questa sera, in prima serata su Retequattro, nel nuovo appuntamento con ‘È sempre Cartabianca’ Ranucci sarà ospite di Bianca Berlinguer. E all’uscita di Palazzo San Macuto, considerando che si tratta di un giornalista Rai che viene ospitato a Mediaset, Ranucci risponde alla domande se ha ricevuto pressioni da parte di Rai su cosa poter dire o meno, specificando che esistono regole aziendale che impongono di non “parlare male di Rai” ma ha anche tenuto a rimarcare che non parlerà “mai male della Rai perché è la mia vita la Rai“.
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