La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, risponde aspramente alle critiche del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Zuppi, sulla riforma del premierato. “Non so esattamente di cosa sia preoccupata la Conferenza episcopale italiana visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa“, ha affermato la premier durante l’intervista tv a ‘Dritto e Rovescio’ su Rete4.
Meloni su Zuppi: “Facciamo che nessuno si preoccupa”
Tutto è cominciato quando il cardinal Zuppi ha formalmente espresso la sua preoccupazione – assieme all’assemblea dei vescovi italiani – rispetto la possibile esecuzione della riforma e su una successiva alterazione degli squilibri istituzionali. Questi dubbi sono arrivati alle orecchie della premier che su Rete 4 ha aggiunto: “Ma mi consente anche di dire, con tutto il rispetto, che non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una Repubblica parlamentare, quindi nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa“.
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La presidente del Consiglio ha poi parlato della riforma della giustizia varata dal Consiglio dei ministri, che separa le carriere di pm e giudici. “Abbiamo fatto una norma che riguarda il tema del Csm, che è l’organo di autogoverno della magistratura, è quello che decide gli avanzamenti di carriera, che decide le questioni disciplinari dei magistrati. Noi abbiamo deciso di modificare la selezione dei componenti del Csm e di farla per sorteggio perché vogliamo liberare la magistratura dal problema delle correnti politicizzate – ha affermato – Questa è una misura che va a beneficio di tutti quei magistrati, la grande maggioranza, che vogliono fare bene il loro lavoro e che non vogliono sottostare a una logica correntizia per la quale può accadere che vada avanti più chi è fedele a una determinata corrente piuttosto che chi è stato più bravo nel suo lavoro”.
Per la Meloni la misura porta certamente dei benefici: “Noi stiamo facendo una riforma che va a favore della magistratura e che la aiuta anche in quella responsabilità” ha spiegato la premier aggiungendo di ritenere che “abbiamo tolto il settore disciplinare al Csm e l’abbiamo portato su un organismo terzo indipendente, perché è accaduto anche che i magistrati in moltissimi casi, anche di fronte alle questioni diciamo più macroscopiche, non venissero mai fatti oggetto di decisioni disciplinari“.
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