La riforma del premierato, proposta del governo Meloni, già approvata dal Senato e prossima all’analisi della Camera, continua a creare dibattiti nel Paese. Il centrosinistra si è da tempo dichiarato contrario alla proposta e continua a mostrare i propri dubbi sulla questione. Oggi, la riforma del premierato è tornata al centro dei riflettori a causa di un’intervista rilasciata dal presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera al Sole 24 Ore.
Il Presidente ha sostenuto che la riforma presentata dal governo, oltre ad essere possibile, sarebbe anche corretta poiché andrebbe a mettere mano ad una forma di governo che potrebbe essere definita antiquata e che non è presente in molti altri Paesi dell’Unione europea. Queste dichiarazioni, però, hanno scosso il Movimento 5 Stelle che ha deciso di intervenire sulla questione con una nota firmata da diversi esponenti di partito. “Troviamo irrituale e inopportuna l’intervista rilasciata oggi dal presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera” dicono i pentastellati, procedendo poi a spiegare quali sono i passaggi dell’intervista che ritengono meno corretti.
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Sulla questione, quindi, è intervenuta anche la ministra per le Riforme costituzionali Elisabetta Casellati, che ha deciso di prendere le parti di Barbera. “Stupiscono le reazioni dei parlamentari del Movimento 5 stelle in ordine all’intervista sul Sole-24 Ore di Barbera, la cui autorevolezza è indiscutibile – ha sostenuto la ministra – Il professore fa riferimento a concetti espressi più volte sia in plurimi scritti che in interventi pubblici, fra gli altri in audizione nella Bicamerale D’Alema. Sarebbe bastato semplicemente un approfondimento, facendo parte i parlamentari per di più della commissione Affari Costituzionali“.
L’intervista di Augusto Barbera sul premierato
Il presidente della Corte Costituzionale ha riferito al Sole 24 Ore di ritenere che una forma di governo “non solo può essere messa in discussione ma deve essere messa in discussione“. Secondo il costituzionalista, infatti, la nostra forma di governo sarebbe un sistema ereditato dalla guerra fredda, “fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare“. Una posizione che si allineerebbe, quindi, a quella del premier Meloni, che per prima ha ritenuto fondamentale questo cambiamento.
Inoltre, Barbera avrebbe riferito che in questa specifica forma vi sarebbe “dei limiti che vanno superati“, ovvero i limiti che la stessa Carta costituzionale pone. Tra questi vi sarebbe il problema del bicameralismo paritario, così spiegato dal Presidente della Corte costituzionale: “Siamo rimasti l’unico Paese ad avere due Camere che hanno gli stessi poteri“. Barbera poi prosegue spiegando che anche le critiche al premierato in realtà risultano fallaci.
“Si dice spesso che non c’è bisogno di cambiare la forma di governo perché il presidente del Consiglio può adottare i decreti leggi, mettere la fiducia, lavorare sui maxiemendamenti” ha sostenuto Barbera, per poi procedere a spiegare che nelle altre democrazie europee non ci sono “né decreti legge, né questioni di fiducia, né maxiemendamenti” e questo perché il Primo Ministro ha il potere di controllare l’agenza del Parlamento, “richiedendo il voto a data certa di provvedimenti governativi urgenti“, così come di “può porre il veto ad emendamenti parlamentari che aumentino la spesa o diminuiscano l’entrata“.
La nota del M5S
I rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza hanno pubblicato una nota in riferimento all’intervista del presidente Barbera in cui dichiarano di trovare “irrituale e inopportuna l’intervista rilasciata oggi“, nella quale questo “entra nel merito di alcuni punti cardine della riforma del premierato, pur partendo da prudenti premesse“.
I pentastellati nella nota sostengono che Barbera ha deciso di esprimersi sul contenuto del testo, portando avanti tesi “in contrasto con quanto osservato da decine di altri autorevoli costituzionalisti che abbiamo ascoltato nelle audizioni“. Inoltre i rappresentanti del M5S indicano come “istituzionalmente inopportuno” che il presidente della Consulta sostanzialmente entri nel dibattito di merito su un testo di radicale modifica della Costituzione e del sistema di equilibrio tra i poteri ancora all’esame della Camere, poiché “è chiaro e ovvio il rischio il rischio di condizionarne il percorso“.
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