Via libera del governo al progetto salvo intese. Salvini, “sarà il ponte a campata unica più bello, più green e più sicuro del mondo”. Mentre Berlusconi promette che “questa volta non ci fermeranno”
Il nuovo progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è quello vecchio. Il consiglio dei ministri ha approvato uno primo schema di decreto che riporta indietro il tempo fino al 2012, quando la realizzazione era stata fermata e la società messa in liquidazione. E questo è decisamente un primo passaggio indispensabile per tornare a proporre e finanziare il progetto di un’opera pubblica complessa e costosa di cui si parla da decenni e che ciclicamente torna al centro del dibattito pubblico.
Si riparte dal vecchio, con aggiornamenti
Nel via libera, il governo usa la formula precauzionale “salvo intese” e ancora sono in via di definizione gli aspetti tecnici. Si riparte comunque dal progetto definitivo approvato 11 anni fa, quello del ponte sospeso strallato più lungo al mondo, 3,2 chilometri. Andrà ora aggiornato per adattarlo alle ultime normative in materia tecnica, ambientale e di sicurezza.
Salvini e Berlusconi felici e soddisfatti
Il vicepremier e ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, ha dichiarato che “sarà il ponte a campata unica più bello, più green e più sicuro del mondo“, certificato dai “più grandi ingegneri delle migliori università” e he parlato di “giornata storica” per tutta Italia. Mentre il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha promesso: “questa volta non ci fermeranno” ricordando che “già 20 anni fa” con il suo governo avevano pronto il progetto.
Obiettivo
L’obiettivo ora è quello di arrivare a un nuovo progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024 per poi avviare i lavori per la fine di quell’anno. Il decreto, secondo la bozza circolata nei giorni scorsi, resuscita anche i vecchi contratti di appalto cancellati dal governo Monti, a partire da quello con Eurolink, il consorzio guidato da Salini (oggi Webuild) che vinse la gara internazionale d’appalto. Al ministero delle Infrastrutture c’è un modellino del ponte e Salvini vi ha posato davanti per una foto con i presidenti delle Regioni sulle due sponde, Roberto Occhiuto della Calabria e Renato Schifani della Sicilia, al termine di un incontro sulle esigenze infrastrutturali dei due territori e sulla nuova partenza del progetto. Per Occhiuto “il Ponte sullo Stretto sarà una grande occasione per il Sud, ma occorrerà parallelamente lavorare per sviluppare al meglio le opere complementari indispensabili”.
I tempi
La realizzazione tecnica richiederà 5 anni e si ripartirà dalle autorizzazioni già ottenute nel 2012 per i raccordi ferroviari e stradali, ha spiegato il viceministro Edoardo Rixi. “Ci vuole un moto d’orgoglio come c’è stato sul ponte a Genova”, ha aggiunto chiedendo al Paese di credere nel progetto. Tra chi proprio non vuole crederci c’è l’Alleanza Verdi e Sinistra che ha organizzato un flash mob di protesta contro il Ponte davanti a Montecitorio.
I costi
I manifestanti portavano cartelli con su scritto: “uno spreco di risorse da 10 miliardi di euro” e indicavano come con questi soldi si potrebbero acquistare, per esempio, 175 treni intercity e 500 regionali. “Serve a fare il poltronificio”, ha detto il deputato Angelo Bonelli contestando la norma nella bozza che sottrae i compensi dell’amministratore delegato della società Stretto di Messina Spa, al limite massimo di 240 mila euro annui previsto per i manager di Stato.
Ha bocciato il ponte per gli “elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico-finanziari” anche il Wwf che ricorda come l’area dello Stretto sia ricompresa in due “importantissime Zone di Protezione Speciale”.
Quali erano i problemi?
La ragione dei problemi sono i grossi ostacoli (che la costruzione del ponte presenta ancora oggi): le difficoltà tecniche, il fatto che la zona tra Calabria e Sicilia sia sismica, i dubbi sulla sua utilità economica e i costi, stimati in più di otto miliardi di euro. Questi problemi, (come era stato previsto da molti), bloccarono ogni altro passo avanti. Il progetto fu sospeso dal governo di Romano Prodi entrato in carica nel 2006, poi ci fu un altro tentativo nel 2008 con l’ultimo governo Berlusconi, ma nel 2012 il governo tecnico di Mario Monti bloccò tutto in una maniera che all’epoca sembrò definitiva. Nel 2013 la società Stretto di Messina SPA fu messa in liquidazione.
Problemi sulla concorrenza
I ministeri dovranno anche verificare dei contenziosi accumulati negli anni tra lo Stato e la società Stretto di Messina. Inoltre servirà approfondire eventuali problemi legati al rispetto delle regole sulla concorrenza, perché all’epoca l’azienda fu scelta attraverso una gara, e potrebbe essere rischioso assegnarle di nuovo il progetto senza un nuovo bando.
FdI non si espone
Il progetto è voluto e sostenuto fortemente da Lega e Forza Italia, mentre Fratelli d’Italia e la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non si espongono. E ciò dimostra i dubbi della premier al riguardo.