Il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni avverte: “L’Italia dovrebbe presentare alla Commissione Europea le proprie richieste di modifica del Pnrr entro fine giugno”
L’Italia sembra non stare nei tempi e l’attuazione del Pnrr sta diventando un problema sempre più ingombrante per la politica economica italiana. A lanciare l’avvertimento è il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni: “La rivisitazione della governance e la sostituzione delle persone che gestivano il dossier per il governo Draghi ha imposto un rallentamento che non è ancora stato recuperato. È cambiato lo schema, sono cambiati i riferimenti e il ritmo serrato imposto dai criteri di valutazione per l’erogazione delle risorse non è compatibile con i tempi lunghi”. “Anche perché – prosegue il commissario Ue – se si vogliono chiedere modifiche rispetto al piano originario, vanno discusse per tempo. L’Italia dovrebbe presentare alla Commissione Europea le proprie più che legittime richieste di modifica del Pnrr entro fine giugno, se non vuole che le rate dei pagamenti previsti quest’anno slittino”, conclude.
Il problema va oltre Meloni
Il problema, a questo punto, va oltre la volontà e la disponibilità del governo Meloni. Perché se la macchina che serve a far girare i progetti non funziona i tempi si allungano e le scadenze inevitabilmente saltano. Anche volendo, il ritardo accumulato in questi mesi è difficile da recuperare.
Gentiloni: “Guardiamo alla realtà”
“Non credo che dobbiamo guardare alle scadenze formali ma alla realtà. E la realtà ci dice che l’Italia, secondo i piani fin qui concordati, dovrebbe richiedere una quarta erogazione nel mese di giugno e una quinta nel mese di dicembre. È chiaro che per mantenere questo ritmo, bisogna che la discussione sulle più che legittime richieste di modifica avvenga il prima possibile, perché è difficile farla dopo giugno, se si vuole mantenere il ritmo delle erogazioni fin qui stabilite”. Gentiloni fa riferimento alla rivisitazione del Piano, resa necessaria dal cambiamento dello scenario. Il Pnrr, anche se nato durante la pandemia Covid, ora deve tenere conto obbligatoriamente della profonda crisi energetica e della conseguente inflazione.
Le risposte
Ma il tema è anche un altro. Le risposte, affinché l’imput politico possa essere recepito, devono arrivare dalla struttura che ha compiti di coordinamento operativo sull’attuazione, gestione finanziaria e monitoraggio del Pnrr, oltre che di controllo e rendicontazione all’Unione Europea. Senza dimenticare che la Ragioneria generale dello Stato deve assicurare, tramite l’Ispettorato generale per il Pnrr e delle Ragionerie territoriali, il supporto tecnico indispensabile, non solo alle amministrazioni centrali, ma anche a quelle territoriali.
La politica non basta: serve una macchina che funzioni rapidamente
La rivisitazione del sistema di governance del Piano, che è stata radicale, avrebbe dovuto imporre di accelerare l’attuazione dei bandi. Ma questo, in buona parte dei casi, non è avvenuto. Oggi, a conti fatti, non è più solo la volontà politica a poter sbloccare la situazione. Serve una macchina che torni a funzionare rapidamente, legando gli obiettivi politici ai progetti concreti.