Il ministro è atteso in Senato: all’ordine del giorno lo stato dell’arte del Piano. Le opposizioni: “Si lavora per ridurre la capacità di spesa del Paese”
Il Governo ha posto la questione di fiducia sul decreto per le misure urgenti all’attuazione del Pnrr. Il provvedimento è stato approvato dal Senato la scorsa settimana e giovedì dovrebbe avere l’ok con la fiducia che verrà votata nella giornata di mercoledì alla Camera. Ma il dibattito parlamentare e il confronto fra minoranza e maggioranza sul Recovery non si ferma.
Pnrr, Fitto svela quali sono “gli interventi irrealizzabili”
L’approvazione del decreto numero 13, è solo una prova generale di quello che accadrà nei prossimi giorni quando – come annunciato – il ministro Raffele Fitto tornerà davanti al Parlamento. Il primo appuntamento è previsto per il 26 aprile, con un’informativa al Senato sullo stato dell’arte del Piano e poi con relazioni semestrali. Qui, ci si aspetta che Fitto sveli finalmente quali sono “gli interventi non realizzabili” all’interno del Pnrr e ne spieghi “le ragioni” come ha anticipato nella sua replica.
La ricerca delle vecchie larghe intese
Durante l’intervento del ministro, il clima in Aula si è fatto effervescente, ma Fitto ha tenuto la rotta delle “larghe intese”, cercando di conquistare dall’opposizione per il nuovo Pnrr la stessa inclinazione politica di collaborazione sulla quale aveva potuto contare il governo Draghi. “Mi auguro che in Parlamento ci possa essere l’occasione per un confronto a partire dall’informativa e dalla relazione semestrale che verrà fatta in Parlamento. Ma laddove le commissioni parlamentari ritenessero opportuno un confronto di merito il Governo è assolutamente aperto”. “Siamo convinti dell’importanza del confronto” assicura Fitto promettendo al Parlamento “tutto il tempo necessario per dare il suo contributo”.
Le accuse dell’opposizione
Durante il suo intervento viene interrotto più volte e la vice presidente Anna Ascani (Pd) deve richiamare i “colleghi” diverse volte all’ordine, fino a minacciare il “richiamo formale”. Fitto respinge tutte le accuse dell’opposizione. La prima – che resta il punto di sostanza – è di non voler spendere tutti i 209 miliardi ottenuti dall’Ue. Questo decreto – incalza il dem Claudio Mancini – “dà l’idea che ci si predisponga a cercare di spendere di meno” e accusa il Governo di aver messo il Parlamento “dentro un teatro delle maschere per il quale, poi, scopriremo, alla fine, che si è lavorato per ridurre la capacità di spesa del Paese”.
L’altra accusa, che arriva dal pentastellato Anonino Iaria è di preparare un altro “scippo di risorse al Sud per miliardi di euro”. Il bottino sono le risorse (non spese) del Fondo per lo Sviluppo e Coesione sulle quali le normative europee impongono un vincolo di destinazione al Sud per l’80%. Altra accusa è quella di aver accentrato tutto nella Cabina di regia a Palazzo Chigi e di aver smontato, proprio con questo decreto, tutte le unità di missione dei vari ministeri. E infine di “non avere una visione” del Piano.
La replica puntigliosa del ministro
Per il ministro invece la “visione del Governo c’è” ed è scritto nello stesso nome del suo ministero: collegare “come due vasi comunicanti” il programma del Pnrr “insieme al programma di interventi per la coesione territoriale” con l’obiettivo neanche più nascosto, di trasbordare alcuni progetti del Pnrr, irrealizzabili entro il 2026, nell’orizzonte temporale del programma di Coesione che si allunga fino al 2029.
Fitto nega l’accusa di accentramento e di aver smontato le unità di missione nei ministeri. “Il decreto rafforza e consolida le strutture” dice ricordando che in questi anni oltre un terzo dei funzionari assunti a termine per il Pnrr se ne è andato. “Noi abbiamo stabilizzato questo personale, rafforzando le strutture”. Quanto al Sud: “Non ci sarà nessuno scippo di risorse” assicura. Quelle liberate saranno rendicontate e confluiranno in un fondo che avrà un’assegnazione che garantisce il rispetto “territoriale e tematico” del progetto originario.
Ma sull’uso delle risorse, e sulla spesa dei 209 miliardi, Fitto deve ammettere “la necessità di fare una verifica della proiezione” del loro utilizzo “per capire quali possono essere realmente spese entro il giugno 2026 e quali” sono impossibili da “spendere da qui a giugno del 2026”.