Nucleare in Italia: Pichetto Fratin svela il potenziale e i vantaggi economici

Nel contesto della gestione delle scorie nucleari, il ministro ha dichiarato: "Stiamo valutando soluzioni alternative con pari livello di sicurezza, insieme a Sogin e ISIN"

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Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha recentemente presentato in audizione alla Camera un resoconto dettagliato sull’energia nucleare, sottolineando il suo potenziale ruolo nella transizione energetica e nel processo di de carbonizzazione in Italia. Durante l’incontro, Pichetto ha affermato: “Il potenziale stimato di sviluppo degli impianti nucleari verrebbe completamente utilizzato in tutti gli anni considerati, coprendo una quota compresa tra l’11% e il 22% del fabbisogno energetico al 2050“.

Il ministro ha messo in evidenza come non ci sia stata una scelta politica specifica a favore del nucleare, ma piuttosto il modello di scenario utilizzato ha indicato che l’opzione nucleare risulta più economica. “Secondo le nostre stime, il costo di uno scenario con nucleare sarebbe di almeno 17 miliardi di euro inferiore rispetto a uno senza“, ha spiegato.

Pichetto: la posizione sul nucleare

Pichetto ha anche enfatizzato che il nucleare è riconosciuto come una fonte sicura e sostenibile a livello europeo e mondiale, grazie al suo inserimento nella Tassonomia europea. “Non vogliamo escludere a priori questa fonte di approvvigionamento energetico stabile e decarbonizzata“, ha affermato. Ha inoltre notato che, rispetto ad altre fonti energetiche programmabili, il nucleare può risultare più conveniente.

Nel contesto della gestione delle scorie nucleari, il ministro ha dichiarato: “Stiamo valutando soluzioni alternative con pari livello di sicurezza, insieme a Sogin e ISIN“. Ha ricordato che in Italia sono già presenti diversi depositi di rifiuti radioattivi e ha proposto l’idea di ammodernare le strutture esistenti. “L’idea è di sfruttare località già idonee per gestire rifiuti radioattivi, anche in ottica di rientro dei rifiuti ad alta attività dall’estero“, ha aggiunto.

Un punto cruciale della sua audizione è stato l’uso dei reattori di quarta generazione, che l’Italia sta sviluppando. “Questi reattori potranno ‘bruciare’ le scorie ad alta attività, riutilizzandole come nuovo combustibile e riducendo i tempi di decadimento da decine di migliaia a soli centinaia di anni“, ha spiegato Pichetto. “In questo modo, potremmo evitare la costruzione di un deposito geologico“. In merito al Deposito Nazionale, il ministro ha previsto che l’autorizzazione unica possa essere ottenuta nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039. “So che questi tempi possono sembrare lunghi, ma la complessità del progetto richiede un approccio cauto e rigoroso”, ha sottolineato. “Quando parliamo di rifiuti radioattivi, è facile che scatti la paura, ma dobbiamo considerare che senza un adeguato sistema di gestione non potremmo neanche continuare a beneficiare delle terapie mediche che utilizziamo quotidianamente“.

Pichetto ha anche menzionato l’importanza di un coinvolgimento attivo delle amministrazioni locali nel processo decisionale. “La Valutazione Ambientale Strategica non solo permette alle amministrazioni di partecipare, ma offre anche l’opportunità di esplorare i benefici economici e di sviluppo che il Deposito Nazionale potrebbe portare“, ha spiegato.

Infine, ha concluso con una riflessione sulle ricadute positive della produzione di energia nucleare per l’occupazione e l’economia nazionale. “La produzione di energia nucleare consentirebbe un’elevata affidabilità nella fornitura e nella gestione degli impianti, con ricadute non trascurabili sul nostro PIL“, ha affermato.

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